Opinione

Ucraina: proteggere le persone disabili dalle conseguenze della guerra

La guerra di queste lunghe settimane in Ucraina sta rivelando tutta la sua insensatezza e crudeltà, soprattutto per quanto riguarda le vittime civili che stanno pagando il tributo più alto in termini di vite umane. Tra di loro purtroppo ci sono anche 2,7 milioni di persone con vari tipi di disabilità che stanno pagando un prezzo ancora più alto ed inaccettabile.

In questa situazione di guerra, gli ostacoli della vita quotidiana che, già molto spesso, sembrano insormontabili, lo diventano ancora di più, si pensi ad esempio ai rifugi spesso inaccessibili per chi ha una disabilità motoria, alla mancanza di informazioni per le persone con disabilità uditiva o visiva e, oltre a questo, le notevoli difficoltà per essere evacuati dalle zone di combattimento.

In questo momento quindi, è necessario che, le istituzioni internazionali preposte, agiscano in fretta con l’obiettivo di creare con priorità assoluta dei corridori umanitari dedicati alle persone con disabilità per evitare che le stesse debbano provare ulteriori sofferenze crudeli.

È urgente appellarsi all’articolo 11 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità sulle situazioni a rischio e le emergenze umanitarie affinché si tutelino e proteggano tutti i civili ma in particolare le persone con disabilità dalle nefaste conseguenze della guerra.

Ognuno di noi deve far sentire la propria voce con la forza della pace e dell’amore, tutti gli stati devono accogliere le persone che fuggono dalla guerra e soprattutto le persone con disabilità che devono essere debitamente assistite e curate. La guerra deve terminare subito, chi ha responsabilità di governo deve agire ricordando le parole di Papa Francesco che, il 5 marzo 2021, all’inizio del suo viaggio apostolico in Iraq ricordò che la fraternità è più forte del fratricidio, la speranza è più forte della morte e la pace è più forte della guerra. La pace è e resterà l’unico obiettivo da perseguire tutelando i più deboli, ricordiamocelo bene prima che sia troppo tardi.

Alda Cattelini

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