Opinione

Rientro a scuola: quali aiuti agli studenti con disabilità

Eccoci di nuovo vicini all’inizio dell’anno scolastico. L’estate sembrava lunga ma alla fine è volata. Le famiglie come sempre si sono arrabattate, con qualche campo estivo, con qualche educatore e molto con mezzi propri, perché non c’è mai un pensiero comune, organizzato, ragionato, ponderato, per dare un effettivo aiuto a genitori di ragazzi con disabilità che vedono arrivare l’estate non come un momento di liberazione dagli impegni, ma anzi come un carico da novanta che tutti gli anni sopraggiunge puntuale sulle loro spalle. Finalmente ricomincia la scuola: da un lato un sollievo per le famiglie, ma dall’altro con i soliti e annosi problemi di insegnanti di sostegno, ore assegnate, integrazione con gli altri compagni, mancanza della famosa “rete” e cose di questo tipo.

Ho scoperto però, tramite un altro genitore, che è possibile avere a disposizione dei libri particolari per i nostri figli, che possono aiutarli ad affrontare in modo più agevole le materie. Sono i libri BES (per Bisogni Educativi Speciali) che assomigliano ai libri che tutti hanno in dotazione, hanno la stessa copertina, ma sono più sottili, gli argomenti vengono trattati in modo più semplice.

Un altro strumento di cui ignoravo l’esistenza sono le prove equipollenti che sono “le prove con struttura e/o articolazione diversa da quella somministrata agli altri alunni, ma che sono comunque riferite allo stesso livello ed ambito di contenuto dello standard formativo”. Sono, in parole povere, delle verifiche personalizzate, diverse da quelle dei compagni, o perlomeno spiegate in modo diverso, ma che consentono alla fine al ragazzo di avere un diploma che è un diploma vero, utilizzabile per trovare un lavoro. L’alternativa a queste prove è un percorso didattico “differenziato”, che non fornisce al ragazzo un vero diploma, ma un attestato, praticamente inutilizzabile.

Ecco io ho compreso questo sui libri BES e sulle prove equipollenti; ho capito che sono strumenti importantissimi per i nostri figli con autismo; ho capito che è necessario che i docenti sappiano veramente cosa sono e come si possono utilizzare; ho capito che i docenti devono saper costruire una prova equipollente, devono essere formati per farlo. Altrimenti dalle scuole usciranno sempre ragazzi ansiosi e poco sereni, famiglie arrabbiate con la scuola, con l’angoscia di “che cosa faccio fare al mio ragazzo ora?”, dopo aver passato anni di smarrimento, di solitudine, di disorientamento, di corse infinite, di pomeriggi a studiare assieme a loro. Tutti insieme possiamo e dobbiamo fare la differenza, le famiglie certo, ma anche la scuola e gli insegnanti possono fare la differenza sulla vita futura dei nostri figli. E come disse il dr. Harry Chasty, psicologo dell’educazione: “Se non imparo nel modo con cui tu insegni, insegnami nel modo con cui io imparo”.

Emanuela Nussio

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