Opinione

L’origine della più antica preghiera mariana

La devozione verso la Vergine Maria, la Madre di Dio è qualcosa che nasce da dentro il cuore delle persone, che vedono in Lei una persona cara a cui rivolgere le proprie suppliche e preghiere, soprattutto in cerca di una grazia particolare.

Tra le preghiere in onore della Madonna quella più antica è sicuramente Sub tuum praesidium, conosciuta in italiano come: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.

L’origine di questa preghiera, che forse veniva già recitata nell’anno 200 dell’era cristiana, si deve ad un papiro ritrovato in Egitto, risalente al III secolo e recante la scritta in lingua greca. Essa veniva recitata dai sacerdoti di rito copto e forse, da quanto si legge da fonti storiche, l’originale fu rinvenuto ad Alessandria d’Egitto e venne acquistato nel 1917 dalla John Rylands Library di Manchester e pubblicato nel 1938 per la prima volta. Tale papiro rimane senza dubbio uno dei più insigni e importanti dell’antichità cristiana insieme al papiro contenente il frammento del Vangelo di San Giovanni, anch’esso facente della collezione dello stesso Rylands.

Nei versetti del Sub tuum praesidium sono simboleggiati i punti dogmatici mariani: maternità divina, verginità, mediatrice di grazie. Di eccezionale importanza storica e per l’esplicito riferimento a un tempo di persecuzione, ne sono un esempio le due espressioni “siamo nella prova” e “liberaci da ogni pericolo”, la preghiera riveste un particolare significato teologico per il ricorso all’intercessione di Maria, invocata con il titolo di “Theotokos”, Madre di Dio. Il titolo, infatti, fatto proprio dal Concilio di Efeso nel 431, era evidentemente già usato in Egitto in ambito liturgico.

Attualmente questa preghiera è inserita al termine della recita del Rosario e recitata durante la Compieta, nella Liturgia delle Ore, divenendo l’ultimo momento di preghiera dopo i vespri.

Gualtiero Sabatini

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