Opinione

Nell’era digitale, la politica è ancora “la forma più alta di carità”

Papa Paolo VI ha coniato una frase che è rimasta famosa: “La politica è la forma più alta di carità” (1). Provando a dare una spiegazione più “popolare”, diciamo che la politica è il luogo della rappresentazione degli ideali che sono l’orizzonte di ogni azione, e degli interessi e della passione costruttiva nella vita che sono il motore dell’azione di persone, di giovani, di famiglie, di imprese.

Molti decenni fa, il grande Democristiano Carlo Donat-Cattin che a Torino, mentre studiavo Ingegneria al Politecnico negli anni 60, ho avuto modo di conoscere diceva che “la Politica non può essere come il varietà dove ogni sera si cambia il cartellone”. Purtroppo abbiamo assistito in questi ultimi tre decenni, al cambiamento di casacca nella legislatura da parte di molte decine di parlamentari fino a quasi 300 parlamentari nell’ultima legislatura iniziata nel 2018 e che é finita con la caduta del Governo di emergenza di Mario Draghi.

Questi numerosi e continui cambiamenti di casacca, venendo meno al mandato elettorale, tradendo il proprio partito e il proprio leader, hanno provocato distacco e nausea della politica da parte dei cittadini. L’aggravante è stata una mancata selezione della classe dirigente e l’inserimento nella politica di persone senza alcuna competenza specialistica ed esperienza di lavoro. E’ un dato di fatto che è accaduto con il M5S nel 2018 che ha ricevuto oltre 11 milioni di consensi elettorali con candidati privi di competenze specialistiche purché valeva lo slogan “uno vale uno”.

Quanti danni educativi ciò ha provocato per un’intera generazione di giovani illusa con il reddito di cittadinanza e i bonus di ogni tipo, ma non offrendo una formazione di qualità riconoscibile a livello internazionale per poter accedere dignitosamente a posti di lavoro reali e qualificati,

Che senso ha votare Tizio o Caio se poi, complice il parlamentarismo, non sappiamo con chi politicamente verrà utilizzato il nostro voto nel quinquennio successivo? Servirebbe una legge anti-ribaltone con una banalissima norma che dovrebbe essere condivisa nel programma di tutte le forze politiche.

Chi non approva più la politica del partito si dovrebbe dimettere e con coerente serietà dovrebbe tornare a casa. In pratica non dovrebbe innescare, soltanto per il proprio tornaconto e non degli elettori che lo hanno votato, uno scambio di seggi parlamentari per formare maggioranze politiche diverse da quelle volute dagli italiani

Lo spettacolo senza etica della responsabilità non cambierà mai se si continuerà a passare con grottesca disinvoltura dal fervore pro gilet gialli di Di Maio & C. a quello successivo a sostegno di Mario Draghi, che prima era considerato il rappresentante dei peggiori nemici della democrazia: la Finanza e la Tecnocrazia. Molti politici dell’era digitale, in nome del proprio tornaconto, con un trasformismo senza vergogna, disattendono l’ammonimento etico di Don Luigi Sturzo (2): Servire la Politica e non servirsi della Politica.

Il popolarismo sturziano rimane, a nostro avviso, un efficace antidoto al populismo dilagante. La cultura dell’incontro, la laicità positiva, il riformismo coraggioso e responsabile, la concezione di una democrazia sostanziale, pluralistica, solidale orientata al bene comune sono ancor oggi un efficace e valido strumento per superare la grave crisi della politica che perdura da decenni nel nostro Paese, con la crescente disaffezione dei cittadini e con la palese incompetenza di molti politici, candidati senza alcuna selezione.

(1) dal discorso tenuto da Paolo VI alla FAO per i 25 dalla fondazione, 16 Nov. 1970.

(2) Nato a Caltagirone il 26 novembre 1871, morto a Roma l’8 agosto 1959.

Antonino Giannone

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