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Sei anni ad Alemanno

E'stato condannato a 6 anni Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e colpevole, secondo i giudici che hanno decretato la sentenza di primo grado, di corruzione e finanziamento illecito. Una condanna, quella arrivata nello stralcio del processo sul Mondo di mezzo, più dura di quella che era stata la richiesta del pm, che di anni ne aveva chiesti 5: “Non c’è una prova certa – il primo commento dell'ex primo cittadino -, ma ho avvertito attorno a me un clima negativo. I giudici sono voluti andare oltre la procura. Leggeremo motivazioni e faremo appello”. Alemanno comunque ribadisce: “Sono innocente. Mafia capitale ha creato dei danni anche a me. Leggeremo le motivazioni per capire come si è arrivati a questa condanna… Non solo l'uomo di riferimento di Mafia capitale, visto che sono stato prosciolto dall'accusa di associazione mafiosa”.

L'accusa

Alemanno, secondo l'accusa contestata dal pm Luca Tescaroli, avrebbe percepito da Salvatore Buzzi e da altri soggetti a lui vicini, denaro contante ed erogazioni per la fondazione di cui era presidente, la “Nuova Italia”. Si fa riferimento, in particolare, a una somma di 223.500 euro che l'ex sindaco avrebbe ricevuto dal ras delle cooperative attraverso pagamenti alla stessa fondazione e al suo mandatario elettorale, oltre ad altri 10 mila euro in contanti. Secondo il pm, inoltre, Alemanno sarebbe stato “l'uomo politico di riferimento” di Mafia capitale in Comune e, poiché sindaco, “al vertice del meccanismo corruttivo”. Per il pm Tescaroli, inoltre, Alemanno “ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta di indebite utilità, prevalentemente tramite fiduciari”.

Riqualificazione del reato

L'ex primo cittadino di Roma, nonché ministro delle Politiche agricole nel governo Berlusconi (2001-2006), con la sentenza in primo grado riceve l'interdizione a vita dai pubblici uffici e, per due anni, non potrà intrattenere rapporti con la Pubblica amministrazione, oltre alla confisca di 298.500 euro. Quanto alla maggiorazione della condanna, la motivazione risiederebbe nella rivalutazione del reato in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.

redazione

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