Polizze a favore di Raggi, Romeo: “Non erano forme di finanziamento politico”

Le polizze vita che Salvatore Romeo intestò a Virginia Raggi prima dell’elezione a sindaca di Roma erano “forme di investimento, non eccessivamente rischiose, più o meno remunerative”. Lo ha detto lo stesso ex segretario comunale nel corso di un’intervista ad Agorà, su Raitre, smentendo la possibilità che si trattasse di una forma di finanziamento politico: “Non c’è nessun indizio su questa cosa”.

“Ci stavamo preparando per governare la città, se avessimo vinto le elezioni”, ha affermato Romeo sul rapporto con la futura sindaca di Roma durante la campagna elettorale. “Non era un progetto mio, di Marra e della Raggi. Era un progetto comune di una squadra, capitana da Virginia Raggi”, ha spiegato. E ha poi aggiunto di avere “fatto un passo indietro per evitare ulteriori imbarazzi (alla sindaca, ndr)”, riferendosi alle sue dimissioni da capo della segreteria arrivate dopo l’arresto di Marra.

Romeo ha ammesso che si fidava di dell’ex responsabile del personale del Campidoglio, attualmente in carcere con l’accusa di corruzione per una vicenda antecedente la giunta Raggi. “Ho lavorato con Marra per tanto tempo – spiega Romeo – Lui è stato il mio capo dipartimento, aveva dei titoli, veniva dalla Guardia di Finanza. Da quello che sapevo, era una persona a posto. Le cose per cui oggi è accusato sono precedenti al nostro rapporto di conoscenza, dunque non ne sapevo nulla né le immaginavo”. Romeo ha poi aggiunto: “Ho conosciuto Marra nel 2013 e ho lavorato con lui bene per un periodo, producendo qualche risultato. In ragione di questo rapporto fiduciario, l’ho presentato a vari esponenti del Movimento 5 stelle”. E’ pentito di averlo fatto? “Pentito è un eufemismo…“.

Intervistata dal Corriere della Sera, Raggi ha invece raccontato il momento difficile che sta vivendo. “C’è stata una partenza sbagliata. Ma oggi possiamo dire di aver inaugurato una nuova fase. E ho l’appoggio di Beppe Grillo e Davide Casaleggio con il quale i rapporti sono ottimi”. Le vicende che la vedono coinvolta, ha aggiunto “non hanno indebolito l’immagine dei 5 Stelle. Il capo segreteria viene nominato dal sindaco, e io scelsi Romeo in virtù di un rapporto di fiducia e di stima professionale che si era consolidato negli anni in cui ero consigliera comunale. La storia della polizza è stata gonfiata ad arte dai giornali per screditarmi attraverso un’operazione vergognosa”. Raggi ha poi rivendicato: “Io non ho mai preso un soldo e, se ne fossi stata informata, avrei chiesto a Romeo di rimuovere immediatamente il mio nome dalla polizza, come ho fatto pubblicamente appena l’ho saputo. Qui parliamo di una polizza usata da Romeo come forma di investimento personale, l’unico beneficiario è lui e non certo la sottoscritta. Persino uno stolto capirebbe che una polizza a vita del valore di 30 mila euro, di cui io avrei beneficiato solo in casa di morte del sottoscrittore, non può essere una forma di corruzione o di compravendita dei voti”. Alla domanda su che cosa farebbe in caso di rinvio a giudizio, Raggi ha fatto sapere: “Il codice etico del M5s e il codice di comportamento firmato parlano chiaro e mi atterrò a quelli come ho sempre fatto”, “un primo cittadino lascia per un avviso di garanzia se intasca una mazzetta o ruba soldi ai cittadini“.