L'attenzione del Quirinale per il futuro di Roma

L'attenzione per Roma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mercoledì alle 10, nella sala del Tempio di Adriano alla Camera di Commercio di Roma, in piazza di Pietra, si terrà l'approfondimento della ricerca “Roma 2030” sulle prospettive di sviluppo della capitale nel prossimo decennio. 

Come cambia la città eterna

L'incontro si svolgerà alla presenza del capo dello Stato. Il programma prevede la relazione iniziale del presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, alle 10.30, seguita da tre sessioni di lavoro: la prima dalle 11 alle 13 sulla struttura di Roma con l'intervento di Giuseppe De Rita, la seconda dalle 14.30 alle 16.30 sulla cultura di Roma con l'intervento di Stefano Costantini e una terza dalle 17 alle 18.30 sul governo di Roma con l'intervento di Walter Tocci.

La civiltà della conoscenza

“Aumenterà il peso della ricerca tecnologica e di quella scientifica: entrambi diventeranno fattori decisivi per il futuro della città – prevede il sociologo Domenico De Masi -. I prodotti della ricerca saranno sfruttati dal sistema economico locale in alcuni settori strategici: agroalimentare, biotecnologie, telecomunicazioni aerospazio. Roma avrà la concentrazione più elevata di ricercatori pubblici in Italia. Ciò darà vita a un efficace raccordo tra le imprese, il sistema della ricerca e il mondo universitario”.

Il mondo delle Università

Non più, quindi, solo pubblica amministrazione e turismo per la Città eterna. “Roma ospita 44 università tra pubbliche, private e confessionali”, spiega De Masi. “Le tre università pubbliche sono frequentate da 180mila studenti. Da qui al 2030 si creerà un maggiore raccordo tra gli atenei pubblici, nasceranno altre università private e migliorerà la qualità di quelle esistenti. Il ricambio generazionale favorirà una maggiore sensibilità dei dipartimenti verso la ricerca applicata alle grandi questioni della città». E cioè la rigenerazione urbanistica, l’economia della cultura, la green economy, la riforma degli assetti istituzionali, il trasferimento tecnologico. E ancora, la creatività giovanile, il rinnovamento della didattica nelle scuole, la sfida dell'interculturalità. Una sezione della ricerca approfondisce la coabitazione tra immigrati e popolazione. “Il rapporto tra immigrati e autoctoni continuerà a essere dominato dalla narrazione negativa dei media e della politica, l’integrazione più difficile riguarderà le seconde e terze generazioni – sottolinea Domenico De Masi -. I flussi dei giovani in uscita riguarderanno la parte élitaria e più istruita, alla ricerca di territori che offrono un lavoro più dignitoso e meglio retribuiti”. Tra i problemi sociali più acuti ci saranno appunto “l’immigrazione, la disoccupazione giovanile, l’emigrazione intellettuale dei giovani, l’impoverimento, la sanità pubblica, le cattive condizioni dei trasporti e dello smaltimento dei rifiuti, le opere pubbliche progettate male, il degrado delle periferie”.

Le relazioni con la Chiesa

Sotto osservazione anche il contatto con il mondo cattolico. “L’Italia diventerà sempre meno centrale per la Chiesa – rivela la ricerca -. Le relazioni della Chiesa con Roma saranno progressivamente meno strette. La Chiesa resterà per l'Italia, oltre che un’istituzione religiosa, un fattore di attrazione turistica, di gestione alberghiera, di gestione sanitaria, di gestione scolastica”. Mentre Roma si situerà sempre più alla periferia della rete mondiale di scambi e vedrà ridimensionato il suo ruolo politico, il Vaticano costituirà il principale veicolo con cui la città potrà agganciare il resto del mondo. Si diffonderanno altri credi religiosi che si affiancheranno alla millenaria tradizione cristiana cattolica.