Ancora guai per Atac. La municipalizzata dei trasporti, dopo aver ricevuto una maxi-multa pari a 3,6 milioni di euro dall’Antitrust in relazione alle corse cancellate, come riportato da “Il Messaggero”, si troverebbe di fronte a un passivo di 23 milioni con l’Agenzia delle entrate, emersi dopo la richiesta da parte di una delle società interessate a partecipare a una delle gare bandite dall’azienda di verificare eventuali carichi fiscali pendenti. Una via “traversa” che, però, avrebbe messo Atac a tu per tu con un’ulteriore grana alla quale pensare, in una fase in cui, con l’inserimento della nuova amministrazione di Paolo Simioni, la ricerca di liquidità per l’acquisto di ricambi rappresenta una prerogativa, a questo punto alquanto complicata.
Con ben 12 procedimenti di pagamento che sarebbero da saldare (stando alle ultime documentazioni datate 21 marzo e 26 giugno), i principali beneficiari negli ultimi 14 anni risultano essere direzioni provinciali dell’Agenzia delle entrate e l’ufficio Grandi contribuenti della Regione. Considerando la crisi nera di liquidità e il fronte caldo dei creditori che, ormai, non concedono più pagamenti con scadenze dilazionate, la paventata stangata del Fisco potrebbe risultare davvero un colpo da k.o. per la municipalizzata. Questo, ovviamente, considerando i gravosi debiti ripartiti tra Comune e fornitori (per 1,35 miliardi complessivi emersi in bilancio) e la necessità di almeno 500 milioni per l’adeguamento dei mezzi di trasporto della Capitale.
Nella giornata di ieri, per concedere un po’ di tempo in più per il risanamento del debito interno, l’amministrazione capitolina aveva ipotizzato la possibilità di una posticipazione del bando di gara (previsto a dicembre 2019) al 2024. Spalmare il debito, con una sorta di concordato in bianco, rappresenterebbe l’unica strada per evitare il crack finanziario e consentire una possibilità di parziale ripresa. Perché la proroga sia approvata, però, andrebbe presentato un documento che ne giustifichi la validità come unica via percorribile e che, nondimeno, non risulti gravosa per l’utenza con il mantenimento di un servizio sugli standard abitudinari. La corsa contro il tempo è iniziata da un pezzo.
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