Centoventimila morti negli Stati Uniti a causa della pandemia da coronavirus. Tanti da impedire persino al primo vero comizio elettorale di Donald Trump di registrare un rilevante numero di presenze. Tulsa diventa il palco prediletto in una fase in cui l’elezione appare solo lo sfondo di un contesto in cui l’emergenza sanitaria si fonde a quella sociale, incrementata dall’ondata di protesta contro le violenze della Polizia e per la disoccupazione peggiore dai tempi della Grande Depressione. Trump rivendica le misure adottate per fronteggiare il Covid-19, spiegando di aver “salvato centinaia di vite umane” e continuando ad attribuire alla crisi pandemica i connotati cinesi: “Molti lo chiamano virus, molti la chiamano influenza, ha 19 nomi diversi. Io lo chiamo Kung-flu“.
Il tono sembrava meno faceto di quanto è stato detto successivamente ma, probabilmente ironizzando, il presidente ha detto che sarebbe necessario rallentare i test per non favorire la diffusione del virus. Una frase sulla quale la Casa Bianca ha aggiustato il tiro: “È ovvio che l’abbia detto scherzando. Siamo molto orgogliosi dei 25 milioni di test fatti”. In sostanza, Tulsa diventa l’occasione per un comizio elettorale vecchio stile in un momento in cui l’elettorato, forse, attendeva risposte concrete ai drammi sociali che stanno attraversando gli Stati Uniti. E, soprattutto, in una fase in cui il coronavirus fa ancora paura e fa sì che nemmeno i 19 mila posti dell’arena di Tulsa fossero riempiti. Numeri infinitesimali considerando che, secondo Trump, le richieste di partecipazione erano state un milione e addirittura 100 mila presenze erano attese dal suo entourage.
Manifestanti e media finiscono sul banco degli accusati dello staff repubblicano del presidente. E lo stesso Trump non manca di farvi riferimento: “Ci sono persone molto cattive là fuori”, anche se le persone all’esterno erano molte meno di quanto ci si aspettasse, anche fra i sostenitori del presidente, tanto che nemmeno il comizio previsto all’ingresso dell’arena è stato effettuato. Poi l’attacco a Biden, cuore del discorso politico: “Il nostro Paese sarà distrutto se verrà eletto. E’ un burattino in mano alla sinistra radicale… Ho fatto più io in quattro anni che Biden in 47 per la comunità afroamericana, la giustizia razziale comincerà con il suo pensionamento”. George Floyd non viene nominato ma le statue abbattute sì: “Stanno prendendo di mira le statue di Cristoforo Colombo. Io, invece, vi dico che amo l’Italia (parola pronunciata in italiano, ndr) e dico grazie al popolo italiano”.
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