Una lettera congiunta di diplomatici e funzionari europei e americani accusa Israele di “gravi violazioni del diritto internazionale”. Il riferimento è all’attacco contro la Striscia di Gaza, avviato il 7 ottobre scorso a seguito dell’offensiva di Hamas. Gli scriventi incalzano un operato più solerte dei governi per porre rimedio alla situazione, paventando il rischio di complicità in una catastrofe umanitaria.
Oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento “transatlantico” in cui accusano Israele di “gravi violazioni del diritto internazionale” nell’ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all’attacco di Hamas del 7 ottobre e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa.
Altrimenti, scrivono in un testo visionato fra gli altri dalla Bbc, c’è “il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo”: fino, potenzialmente, a scenari di “pulizia etnica e genocidio”.
Il documento è firmato da funzionari in servizio per conto del governo Usa e di quelli di 11 Paesi europei fra cui la Bbc cita il Regno Unito, la Germania o la Francia. Esso è stato illustrato in copia all’emittente britannica da un funzionario americano con “oltre 25 anni di esperienza” nei ranghi dei servizi di sicurezza nazionale, il quale – protetto dall’anonimato – ha denunciato “il continuo rifiuto” dei vertici degli Stati interessati di raccogliere questi allarmi lanciati da “voci che conoscono la regione (mediorientale) e le sue dinamiche”. “Qui la realtà – ha detto la gola profonda sentita dalla Bbc – è che noi non stiamo solo mancando di prevenire qualcosa, stiamo diventando attivamente complici“.
Nel testo si accusa Israele di “non avere limiti” nelle sue operazioni militari a Gaza: operazioni che hanno già provocato “migliaia di morti civili evitabili” e che, tramite “il blocco deliberato degli aiuti”, sta “mettendo migliaia di civili di fronte al rischio di una lenta morte per fame”. Non solo: i firmatari evocano pure, a carico delle politiche dei rispettivi governi, “il rischio plausibile di contribuire” (attraverso una sorta di favoreggiamento) a “gravi violazioni del diritto internazionale, del diritto di guerra e perfino a pulizia etnica o genocidio”.
Fonte: Ansa
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