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Truffe online e phishing, 117 indagati a Reggio Calabria

Le truffe on line sono la nuova frontiera della criminalità organizzata. Ma le forze dell’ordine vigilano anche sul web. I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno notificato lunedì 25 marzo un “Avviso di conclusione delle indagini preliminari” nei confronti di 117 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti tra cui accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, detenzione e diffusione abusiva di codici d’accesso a sistemi informatici o telematici, frode informatica e riciclaggio. L’avviso è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.

Phishing

Il provvedimento – si legge nel comunicato stampa – giunge ad esito di complessa e articolata attività d’indagine, avviata nel luglio 2017, dai Carabinieri della Stazione di Reggio Calabria – Principale, (diretta inizialmente dai Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni, Sostituto Procuratore Massimo Baraldo e successivamente dai Sostituti Procuratori Nunzio De Salvo e Domenico Cappelleri) a seguito di diverse denunce che erano giunte alla locale Procura della Repubblica e a diversi comandi Arma dislocati sul territorio nazionale dalle quali – da una preliminare analisi – emergevano le medesime ipotesi delittuose connesse allo stesso modus operandi. Le vittime venivano tratte in inganno da mail, ricevute sui propri account personali che ritraevano loghi contraffatti di vari istituti di credito e invitate ad inserire dati riservati per l’accesso ai propri conti correnti in maschere del tutto similari a quelle realmente in uso alle pagine “home banking” dei loro istituti di credito, il cosiddetto phishing. L’obiettivo – spiegano gli inquirenti – era quello di permettere di effettuare dai loro conti uno o più bonifici bancari in favore di conti correnti o carte prepagate intestate a sconosciuti per la maggior parte dei casi risultati residenti a Reggio Calabria. Per portare avanti la truffa venivano reclutate persone disponibili – dietro il pagamento di un importo prestabilito di 100 euro – ad attivare una carta prepagata, un conto corrente o analoghi strumenti finanziari, su cui fare accreditare i bonifici. Il denaro, così sottratto, veniva prelevato in contanti lo stesso giorno del bonifico e poi suddiviso tra i sodali dell’associazione.

Milena Castigli

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