Primo piano

Siria, sono 135mila i profughi di Idlib che tornano a casa

Si susseguono gli appelli del Santo Padre e di alcuni analisti rivolti alla tutela delle popolazione più povere ed esposte al Coronavirus. Ma spesso questi rimangono inesorabilmente inascoltati. E’ il caso di Idlib, nel nord ovest della Siria. Lì, milioni di uomini, donne e bambini vivono in condizioni disumane, senza alcuna garanzia igienica ed esposti al rischio di contagio da Covid-19 che sarebbe letale.

Il ritorno nelle case

Circa 135mila civili siriani sfollati nella zona settentrionale del Paese hanno fatto ritorno nelle ultime settimane alle loro case o ai campi profughi che occupavano in precedenza. Lo riferisce l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento umanitario (Ocha), in una relazione periodica sulla situazione umanitaria dei distretti di Aleppo e Idlib fuori dal controllo governativo e sotto influenza turca.

La tregua tra Russia e Turchia

La zona è interessata dal 5 marzo dalla tregua russo-turca dopo mesi di intense offensive militari. Ma questo accordo secondo il giornalista Riccardo Cristiano “non costituisce nessuna base. Anzi, indica una spartizione imperiale della Siria tra le due potenze interessate”. Secondo Ocha, di circa un milione di siriani sfollati da queste zone verso le zone più vicine al confine turco da dicembre alla fine di febbraio scorsi, 846mila rimangono nei luoghi dove sono fuggiti. Il 60% di questi sfollati sono minori, e il 20% sono donne. Si tratta, per l’Onu, di una popolazione di persone che ha urgente bisogno di aiuto umanitario, anche alla luce del rischio del diffondersi del Covid-19.

Le parole di Papa Francesco su Idlib

Il mese scorso, il Santo Padre aveva rivolto il suo pensiero ai “dimenticati di Idlib” durante l’Angelus. “Saluto – ha detto il Pontefice – le Associazioni e i gruppi che si impegnano in solidarietà con il popolo siriano e specialmente con gli abitanti della città di Idlib e del nord-ovest della Siria (vi sto vedendo qui) costretti a fuggire dai recenti sviluppi della guerra”. “Cari fratelli e sorelle, – ha proseguito – rinnovo la mia grande apprensione, il mio dolore per questa situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita”. Per Papa Francesco infatti “non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse”. “Preghiamo – ha infine aggiunto il Papa – per questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, che soffrono tanto al nord-ovest della Siria, nella città di Idlib“. Parole ancora attuali che dovrebbero incoraggiare un’azione umanitaria di carattere internazionale per sostenere le popolazioni più deboli.

Gianpaolo Plini

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