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SCOMMESSE E DIRITTI TV, IL PALLONE SCOPPIA

La maledizione si ripete. Dai mondiali dell’82 a quelli del 2006 fino alla finale di Champions della Juventus di quest’anno. E’ una terribile costante quella che vede ogni successo o trionfo del calcio italiano macchiato dall’improvvisa esplosione di uno scandalo. A scuotere il pallone è l’ennesima puntata del calcioscommesse; protagonisti, stavolta, società e tesserati di Lega Pro e Serie D, con forti sospetti anche sulla Serie B. Dietro le combine questa volta si celerebbe l’ombra della ‘ndragheta. Tutto sembra ruotare attorno a Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di spicco dell’omonima cosca arrestato dalla polizia giovedì scorso. Un clan “dell’elite della mafia imprenditrice” è stata definita la “famiglia” del boss, dedita ai grandi affari ma anche capace di scatenare guerre sanguinarie contro le altre ‘ndrine per controllare il territorio. Dalle intercettazioni che vedono protagonista Iannazzo gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei due campionati finiti sotto inchiesta. I primi numeri dell’indagine, coordinata dalla Dda di Catanzaro, sono tutt’altro che da sottovalutare: 50 fermi, oltre 70 indagati e più di 30 squadre coinvolte. Si procede per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva ma sono state anche contestate aggravanti mafiose e trasnazionali. Dalla Calabria l’operazione ha portato alla perquisizione e all’ispezione di decine di club in tutta Italia: Puglia, Lombardia, Campania, Toscana, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto, Marche e Liguria. Un vero e proprio terremoto. I pm hanno portato alla luce “due gruppi criminali organizzati, tra loro distinti, ma aventi un trait d’union soggettivo, dediti ad architettare frodi sportive, ‘combinando’ incontri di calcio del campionato dilettantistico e dei tornei professionistici”.

Un’organizzazione, ha proseguito il sostituto Elio Romano, “alimentata anche dal denaro che proviene dai ‘signori’ delle scommesse e cioè personaggi, di cui alcuni ancora non identificati, che vivono in Asia (Kazakistan), nell’est d’Europa (Serbia e Slovenia) ed in Russia e che, comunque, in Italia hanno la loro longa manus nel gruppo criminale. Attraverso la mediazione di dirigenti sportivi disonesti e avventurieri in cerca di facili profitti, i finanziatori stranieri irrorano le casse delle organizzazioni criminali oggetto d’indagine fornendo denaro ai criminali ‘nostrani’, che lo usano in primis per ‘corrompere’ i calciatori in modo da avere partite combinate su cui scommettere e realizzare ingenti guadagni, sempre senza l’alea propria della scommessa (fatti salvi i casi in cui – per una sorta di perfida nemesi del Dio del Calcio – la combine ‘salta’, con tutte le conseguenze del caso, generando poi ulteriore attività criminale – a base violenta stavolta – come emerge dai capi di imputazione dedicati alle estorsioni e al sequestro di persona a scopo di estorsione)”. L’inchiesta “Dirty Soccer” (“Calcio Sporco”), ha scritto ancora il pm, ha permesso di far emergere “la parte marcia del mondo del ‘pallone’ della Lega Dilettanti e della Lega Pro, che è poi quello più visceralmente legato alla ‘provincia’ italiana”.

Ma in questa giornata maledetta per il dio pallone non c’è solo il calcioscommese. A mettere in moto la giustizia, e nello specifico l’Antitrust, sono stati anche i diritti tv, il bottino più ricco del calcio. L’autorità per la Concorrenza e il Mercato sta verificando se nell’assegnazione relativa al triennio 2015-2018 siano intervenuti “accordi spartitori” tra Sky e Mediaset e se ci sia stata “un’intesa restrittiva della concorrenza”. L’ipotesi d’infrazione, “favorita dalla stessa Lega nonché da Infront (la super società di consulenza che muove i fili economico finanziari dello sport più amato ndr)”, è stata formulata “sulla base di alcune notizia di stampa apparse nel mese di febbraio 2015”. In particolare nel mirino sarebbero finite alcune parole del presidente della Lazio, Claudio Lotito: “Io, di bilanci, me ne intendo, sono quello che ha fatto prendere 1,2 miliardi alla Lega di A, ho fatto parlare Murdoch e Berlusconi”.

Per accertare queste ipotesi, funzionari dell’Antitrust hanno eseguito una serie di ispezioni nelle sedi delle società, coadiuvati dai militari del Nucleo speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza. “In particolare – sha spiegato l’Antitrust – al termine della procedura per l’assegnazione dei diritti televisivi, Sky avrebbe dovuto trasmettere le partite del Campionato di Serie A sulle piattaforme satellitare e digitale terrestre contenute nei ‘Pacchetti A e B’, mentre a Mediaset – che aveva presentato l’offerta più alta solo per il ‘Pacchetto D’ – sarebbero spettate le restanti partite su tutte le piattaforme. Successivamente alla gara, tuttavia, l’assetto definitivo delle assegnazioni è risultato diverso per i singoli ‘pacchetti’ in cui erano stati inseriti i diritti televisivi: il pacchetto satellitare (A) è stato assegnato a Sky, il pacchetto digitale terreste (B) è stato assegnato a Rti, mentre il pacchetto D è stato assegnato a Rti e poi da questa ceduto a Sky”. Oggetto dell’istruttoria dell’Antitrust, spiega ancora la nota, “è la possibile sussistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza, in violazione dell’art. 101, comma 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, volta eventualmente a ‘condizionare e alterare’ gli esiti della procedura di assegnazione e a escludere i potenziali nuovi entranti, in modo da pregiudicare il commercio intracomunitario. Il procedimento dovrà concludersi entro il 30 aprile 2016”.

Luca La Mantia

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