Sono 69 i medici deceduti a causa del Coronavirus, lo riporta il sito della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). Oggi, le vittime sono due: Gianpaolo Sbardolini, medico di famiglia, e Marcello Cifola, otorinolaringoiatra.
Continua a salire il numero dei deceduti tra i medici. Il personale sanitario è in prima linea in questa guerra che si combatte senza armi belliche ma con respiratori e professionalità. Salgono quindi a 66 i dottori morti sul campo di battaglia. Uomini e donne spesso protetti da mascherine e camici non adeguati ma che comunque onorano il loro giuramento, facendosi carico di tutti i pazienti che arrivano nelle strutture. Ai turni massacranti, si aggiunge quindi il peso della responsabilità di avere tra le mani, stanche e squamate dall’umidità dei guanti, la flebile vita dei nostri concittadini. Intanto, rende noto il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, il numero degli operatori sanitari contagiati ha oramai superato i 10.000 casi. Il 20% circa sono medici. Molti, afferma l’Anaao, sono ricoverati in Rianimazione.
Interris.it ha raccolto le parole dello storico primario ematologo del Policlinico di Milano e già ministro della Salute durante l’emergenza Sars, Girolamo Sirchia. Il quale è intervenuto sulle condizioni di sicurezza degli infermieri e dei medici: “Ci sono dei posti dove adesso le mascherine sono arrivate anche se purtroppo per molto tempo non ci sono state. Allora i medici e gli infermieri avevano cercato di arrangiarsi come potevano. Ma -continua Sirchia- non era certamente una difesa ben fatta. Invece, oggi sembra che comincino ad arrivare. Questo problema sembra risolversi anche se non del tutto. Ma nei posti più a rischio sì. Ma ancora non è risolto nelle carceri, nelle comunità, nelle case di riposo, nei luoghi di lavoro. Da qui la contestazione in atto: le imprese che lavorano devono assicurare dei presidi di sicurezza con mascherine, cuffiette e guanti ai lavoratori”
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