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Lo Statuto dei Lavoratori ne fa 50: dalla rivoluzione di ieri al rinnovamento di oggi

Cinquant’anni compiuti e una richiesta di rinnovamento che arriva più o meno unanime, compreso dalle parti sindacali. Tema focale, ripensarlo nell’ottica dei nuovi contesti lavorativi, non ultimi quelli creati dalla situazione di emergenza. Questione sulla quale piove anche il riscontro istituzionale, fra l’auspicio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale garantisce che il governo “metterà in campo tutti gli strumenti possibili per tutelare l’occupazione”, al presidente della Camera, Roberto Fico, intervenuto in apertura del convegno online “Passato e futuro del lavoro a cinquant’anni dal varo dello Statuto dei lavoratori”: “Oggi ci troviamo ad affrontare problemi molto forti legati al mondo del lavoro, come il precariato e lo sfruttamento. A partire dal vecchio Statuto dei Lavoratori dobbiamo affermare nuovi diritti legati ai nuovi lavori. Va superata l’idea di precariato. Ci vuole un nuovo Statuto dei Lavoratori calato nella realtà attuale”.

Rinnovamento e attualizzazione

Compilato il 20 maggio 1970, improntando una significativa sterzata in tema della tutela dei lavoratori, specie in direzione dei rapporti fra questi e i datori di lavoro, oltre che con le rappresentanze sindacali, trascorsi cinque decenni quello che si chiede non è tanto un rinnovamento, quanto piuttosto un’attualizzazione delle normative, adeguato agli scenari lavorativi aperti dalla società del Duemilaventi. In alcuni casi, non necessariamente più innovativi di quanto non fosse negli anni Settanta: “Dalle lotte e conquiste sindacali cinquanta anni fa – ha spiegato su Twitter il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan -, il 20 maggio, nasceva lo Statuto dei lavoratori. Oggi bisogna affrontare la nuova fase rimettendo al centro la tutela della persona e la dignità del lavoro verso il traguardo di una piena democrazia economica”. Stessa linea per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “Oggi i diritti sono regrediti e la precarietà purtroppo è aumentata. Le persone, pur lavorando gomito a gomito nello stesso luogo di lavoro, molto spesso non hanno gli stessi diritti e le stesse tutele. La priorità è la riunificazione dei diritti. Per questa ragione abbiamo presentato in Parlamento una proposta di legge, raccogliendo milioni e milioni di firme, per un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori”. Argomenti discussi nel corso del convegno online organizzato per il cinquantesimo dello Statuto, dibattuti fra rappresentanti delle sigle sindacali e del mondo del lavoro, affinché le normative continuino ad assicurare efficacia e tutele anche in un periodo estremamente complicato, come si annuncia la ripartenza dell’economia dopo la martellata del Covid-19.

L’appello del Capo di Stato

Un vento di cambiamento al quale fa appello anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Il lavoro sta cambiando, e le conseguenze della nuova crisi globale rischiano di farsi sentire più forti dove già si avvertivano carenze: l’occupazione femminile e quella dei giovani. Dal lavoro, dalla sua dignità e qualità, dipende il futuro del Paese e dell’Europa. Senza diritto al lavoro e senza diritti nel lavoro non ci può essere sviluppo sostenibile”. Parole che hanno incontrato l’apprezzamento del leader Cisl: “Il presidente della Repubblica Mattarella nel suo messaggio di oggi ha detto cose molto importanti. Il tema costituzionale della centralità e della libertà del lavoro non solo è di grande attualità, ma rimane fondamentale in questa fase molto difficile e complicata della vita del nostro Paese”. E ancora: “Bisogna saper interpretare e guidare i cambiamenti e le trasformazione del mondo lavoro. Oggi il tema è come integrare ed aggiornare lo Statuto dei lavoratori con equilibrio, anche in un quadro europeo, per dare risposte e tutele vere a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che non le hanno e che si trovano in uno stato di debolezza. Ma bisogna farlo ponendo al centro il protagonismo dei lavoratori, il ruolo centrale della contrattazione e dell’autonomia del sindacato”.

DM

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