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Gaffe inglese: le tre categorie di italiani

Sull’asse Roma-Londra ha rischiato di consumarsi un vero incidente diplomatico. Nei moduli d’iscrizione online di alcune circoscrizioni scolastiche è infatti comparsa, nella sezione dedicata agli alunni stranieri, un’inopinata distinzione: “italiano siciliano”, “italiano napoletano”, “altri italiani”. La gaffe, denunciata da alcuni genitori indignati, è arrivata fino nella capitale britannica, dove l’ambasciatore Pasquale Terracciano ha commentato: “Siamo uniti dal 1861. Si tratta di iniziative locali, motivate probabilmente dall’intenzione di identificare inesistenti esigenze linguistiche particolari. Ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno, specie quando diventano involontariamente discriminatore, specie dei confronti del meridionali”.

Il Foreign Office britannico, in evidente imbarazzo, si è subito messo all’opera per rimuovere la differenziazione e si è poi scusato. Secondo quanto appreso dall’Adnkronos il ministero degli Esteri ha preannunciato una risposta alla nota di protesta dell’Ambasciata italiana, “deplorando l’accaduto” ed assicurando “un intervento perché vengano subito rimosse queste categorizzazioni non giustificate e non giustificabili”.

Lo stesso Foreign Office ha inoltre fatto sapere che “verificherà per quale motivo, in pochi e isolati distretti scolastici, siano state introdotte queste categorizzazioni, che peraltro non avevano alcuna volontà discriminatoria, ma semplicemente miravano all’accertamento di qualche ulteriore difficoltà linguistica per i bambini da inserire nel sistema scolastico inglese e gallese“.

Le scuse hanno soddisfatto Terracciano. “E’ un episodio minore, ma preoccupante perché l’ignoranza può essere il brodo di una cultura dell’intolleranza”. Secondo l’ambasciatore “il risultato del referendum sulla Brexit ha evidentemente sdoganato certe visioni insulari che evidentemente serpeggiavano. Oggi in Europa dobbiamo fare uno sforzo per ricercare i punti che uniscono e ci accomunano”.

Ma in Italia la polemica continua a tenere banco. “Non ci sono giustificazioni o scuse che tengano – ha tuonato il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone – perché l’intollerabile distinzione fra gruppi linguistici non rende giustizia a un Paese dalla storia e dalla cultura così grandi come il Regno Unito che pare, in questo caso, operare una sorta di ghettizzazione dei meridionali, considerati alla stregua di un popolo separato”. La scuola italiana, ha aggiunto, “ha superato da tempo questi stereotipi e mostra un’apertura verso l’altro, straniero, disabile, diverso, che evidentemente a quella d’Oltremanica manca ancora. Dobbiamo evitare con forza che ciò che viene superato qui permanga altrove, come purtroppo spesso capita. La scuola, nel Regno Unito come in Italia, deve lavorare per l’integrazione, per la diffusione della cultura, per la formazione delle generazioni future, lasciandosi alle spalle visioni ottocentesche ormai fuori dalla realtà”.

Francesco Volpi

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