Aveva da poco compiuto cento anni Franca Valeri, artista versatile e indimenticabile caratterista. Se ne è andata circondata dall’affetto della sua famiglia, nella casa di Roma dove aveva festeggiato il suo secolo di vita, attraversato fra teatro (palco e sceneggiatura), opera e tv. Sempre sulla scena, davanti o dietro le quinte, finché è riuscita e finché ha potuto. Milanese del 1920, attraversa gli anni oscuri della Seconda guerra mondiale e delle leggi razziali, senza dimenticare l’amore a prima vista con il teatro e con il mondo della drammaturgia e dell’opera lirica. Inizia subito dopo la guerra, nel 1947, recitando nella Lea Lebowitz di Alessandro Fresen, per poi entrare in un 1948 trascorso sul palco sotto la guida di Sergio Tofano. La formazione professionale la vive nel giovane Piccolo Teatro, amica di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, che quell’avamposto di cultura post-bellico lo tirarono su.
Di quegli anni, allo soglia dei suoi 90, avrebbe detto: ”La nostra generazione era preparata. La preparazione non è solo forza fisica, ed è indubbio che noi siamo più robusti dei giovani, l’esercizio è soprattutto di genere morale”. Quando lo scrisse, la sua carriera aveva già attraversato decenni di cultura, gusto artistico e commedia, sconfinando nell’innovativa strategia comunicativa della televisione. Nel cinema affianca i grandissimi: esordisce negli anni Cinquanta sotto la direzione di Fellini e Lattuada in Luci del varietà, è con Alberto Sordi ne Il segno di Venere e accompagna Totò nel passaggio storico al multicolor in Totò a colori. Arriva agli anni Sessanta approdando sul serio nel varietà. Telefono alla mano, riprende una sua storica caricatura trasportando la Sora Cecioni al piccolo schermo, sulle scritture di Antonello Falqui prende parte a Studio Uno e Sabato sera.
Non dimenticò mai l’opera, lei, figlia della Milano borghese e operosa e affascinata dalle luci della Scala. Si cimentò nella regia, condivise per dieci anni la sua vita con il direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, sodalizio prima professionale poi anche umano che produrrà quasi un ventennio di messe in scena, dalla Traviata al Rigoletto, che chiuse quell’indimenticabile stagione nel 1993. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la ricorda così: “Attrice versatile e popolare, che rimarrà nel cuore degli italiani per la sua grande bravura e la sua straordinaria simpatia”.
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