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Franca Lazzarini affronta la povertà: “Ricevere per dare”

Quando nasciamo, nessuno di noi può sapere le battaglie che la vita ci chiederà di affrontare. Ci sono percorsi con un numero di prove maggiore rispetto ad altri, ma se a sorreggerci è la mano sicura di Dio, anche il cammino più tortuoso diventerà meno difficile da percorrere. Franca Lazzarini, 55 anni di San Basilio, quartiere della periferia est di Roma, ne sa qualcosa. Lei ha conosciuto sulla sua pelle il significato della parola “povertà” e la salute non è mai stata il suo punto forte. Fin da quando era bambina infatti, soffre di epilessia e negli anni si sono aggiunte anche la trombosi e la tromboflebite, patologie per le quali è stata dichiarata inabile con una disabilità del 78%.  Noi di Interris.it la abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare come Dio è sempre stato presente  nella sua vita. 

Franca, che ricordi hai della tua giovinezza?

“Io arrivo dal niente e spesso è capitato che sulla nostra tavola mancasse il pane quotidiano. Mia madre se ne è andata per un periodo in Francia ed io ho vissuto parte della mia giovinezza in collegio. Quel dolore mi ha accompagnato per tutta la mia vita perché sono stata divisa da tutti i miei cari, in particolare da mia cugina con cui avevo vissuto. Sono però una persona fortunata perché mia madre è stata una grande donna che da sola ha cresciuto nove figli e che mi ha trasmesso dei valori importanti su cui ho sempre poggiato la mia vita. Le devo molto perché è lei che mi ha donato la fede nel Signore”. 

Una vota cresciuta come sono andate le cose?

“La mia vita è sempre stata una strada in salita senza discese. Percepisco una pensione di invalidità di 290 euro e per dare ai miei figli il pane mi sono adattata a qualsiasi lavoro, tanto che mi sono rotta la schiena. Ho fatto tanti sacrifici, ma sempre con il sorriso perché non c’è cosa più bella di lavorare con umiltà per la propria famiglia. Gli affetti sono il fulcro della mia vita e quando, qualche anno fa, ho vissuto la morte di mio fratello, venuto a mancare in isolamento in carcere, sono sprofondata in un baratro. Dio però non ti lascia mai solo, e mi ha dato la forza per rialzarmi e camminare”. 

Come si fa sentire Dio nella tua vita?

“Nelle persone che ogni giorno incontro. A volte basta uno sguardo incrociato per caso per capire che il Signore è presente in mezzo a noi. Dio mi ha fatto rinascere due volte con la nascita dei miei due nipoti. La loro venuta al mondo è stata un fascio di luce dal cielo. Io tutti i giorni prego e ringrazio la nostra mamma celeste per quello che ho e le chiedo di continuare a darmi la forza di affrontare le tante battaglie che devo affrontare perché sono certa che io con il Signore posso fare tutto. Nonostante gli stenti e i tanti momenti difficili io mi sono sempre ritenuta una donna fortunata perché non mi sono mai sentita sola”. 

Tu nella vita hai chiesto aiuto, cosa hai imparato?

“Che si riceve per dare. Durante l’emergenza Covid sono stata aiutata da delle associazioni che mi hanno fornito un aiuto alimentare. Io credo nella gratitudine e non c’è modo migliore di ringraziare aiutando altre persone. Da anni cerco di dare una mano un’associazione che aiuta le persone in difficoltà economica di Torre Angela a Roma. Non ho molto da dare loro, ma come posso fornisco dei vestiti o dei giocattoli perché l’aiuto non sia mai un’azione a senso unico ”. 

Elena Padovan

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