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Election Day, Feltrin: “Referendum? Significativo anche il risultato del No”

Le Regionali si chiudono con un sostanziale pareggio, il Referendum con la vittoria del Sì e uno scenario politico che, ora, chiede riforme adeguate al cambiamento che si è deciso di perseguire. Nella giornata post-voto si cercherà di fare il punto della situazione, assorbendo i risultati definitivi dell’Election Day e cercando di analizzare a mente fredda gli effetti di una riforma con la quale la classe politica si gioca ora una partita importante. Anzi, forse la più importante, se non altro in ottica futura. Perché se è vero che l’esito del referendum poteva apparire per certi versi scontato, è anche vero che da ogni parte arriva ora la stessa richiesta: restare concentrati sulle problematiche stringenti del Paese. In fondo, la vera credibilità del governo si gioca su questo fronte, allargato a dismisura dall’emergenza sanitaria.

Affluenza al voto

Proprio la pandemia, che si temeva potesse influire sull’affluenza alle urne, sembra non aver pesato poi molto sulla decisione degli italiani di recarsi al voto. Uno dei dati più importanti emersi da questa consultazione, che ha forse contribuito a una stabilizzazione della classe dirigente: “E’ andata meglio di quanto ci si potesse attendere – ha spiegato a Interris.it Paolo Feltrin, politologo e docente -. La partecipazione al voto è stata molto superiore alle aspettative, e ci si chiede perché. La mia idea è che di fronte al pericolo Covid anche il votare diventa un rito comunitario. La gente si è ritrovata unita nel votare. Le istituzioni, nel pericolo, meglio tenersele che abbandonarle. Questo ha funzionato nella legittimazione a livello regionale e nazionale”.

Feltrin: “Maggioranza confermata”

Sul piano referendario, i dubbi erano minori che su quello della tornata delle Regionali: “Era scontata la vittoria del Sì e, quindi, semmai rimane significativo anche il risultato del No. Il cui dato finale è stato superiore alle forze che avevano indicato di votare in tal senso”. Altri due indicatori: “Come era prevedibile, in qualche misura il Covid ha rafforzato i livelli di governo. O meglio, chi già governava. E non a caso, che sia Toti, Zaia, Emiliano o De Luca, tutti i presidenti uscenti sono stati riconfermati con larghissime maggioranze. O, comunque, hanno ottenuto la vittoria anche quando li davano per sconfitti. Se guardiamo la Puglia, o la Campania, si vede che la maggioranza di governo è stata largamente confermata“. Un quadro che, a questo punto, sembra portare a un sentore ben preciso. Che poi è il punto cruciale di tutta la vicenda: “Le elezioni politiche saranno nel 2023”.

Damiano Mattana

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