“Due anni dopo la devastante esplosione di Beirut portare a termine le indagini sulla tragedia senza ulteriore ritardo è fondamentale per avere giustizia e responsabilità. L’Ue è determinata a sostenere le riforme e la stabilità del Libano necessarie ad affrontare la grave crisi socio-economica”, è quanto scrive il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, su twitter nel giorno dell’anniversario dell’esplosione del 4 agosto al porto di Beirut.
Il presidente francese Emmanuel Macron, intervistato oggi dal giornale libanese L’Orient-Le Jour, chiede che sia fatta giustizia sull’esplosione di due anni fa al porto di Beirut, deplorando il fatto che l’inchiesta è “sospesa da diversi mesi”. “Lo ribadisco oggi con forza: bisogna rendere giustizia. Per elaborare il lutto e ricostruirsi, le libanesi e i libanesi, tutti coloro che vivono nel Paese, hanno bisogno di conoscere la verità”, ha dichiarato il leader francese, sottolineando che “il Libano vive un momento di crisi senza precedenti” ed ha “anche bisogno di giustizia per risollevarsi”. “Pure in questo campo – prosegue il presidente – la Francia continuerà, con i suoi partner, ad aiutare” il Paese dei Cedri. Per Macron, l’inchiesta libanese, “sospesa da diversi mesi”, va “portata a termine, in piena indipendenza e lontana da ogni interferenza politica”.
“Auspico che il Libano, con l’aiuto della Comunità internazionale, continui a percorrere il cammino di rinascita, rimanendo fedele alla propria vocazione di essere terra di pace e di pluralismo dove la comunità di religioni diverse possano vivere in fraternità”, scrive Papa Francesco in un tweet nel secondo anniversario dell’esplosione nel porto di Beirut.
Alle ore 18.08 del 4 agosto di due anni fa una forte esplosione si è verificata nel porto di Beirut. Il bilancio fu di 214 vittime e circa 7.000 feriti. Il governatore della città libanese, Marwan Abboud, ha stimato che fino a 300.000 persone sono rimaste senza casa a causa del disastro. L’esplosione principale è stata collegata a 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio che erano state confiscate nel 2014 da parte del governo libanese dalla nave abbandonata M/N Rhosus e depositate nel porto senza misure di sicurezza fino al giorno del disastro.
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