Il presidente del Consiglio Mario Draghi apre al Movimento 5 stelle sul salario minimo, rilancia il patto sociale con i sindacati e annuncia un nuovo decreto corposo entro fine mese per far fronte alle “urgenze” sociali ed economiche del Paese. Ma avverte: il governo esiste per poter lavorare, “con gli ultimatum perde il suo senso”. L’occasione per fare il punto sulla tensioni nella maggioranza e sulla tenuta dell’esecutivo è una conferenza convocata dopo l’attesissimo incontro con i sindacati. L’ipotesi che i pentastellati giovedì escano dall’Aula del Senato quando sarà votata la fiducia sul dl aiuti, agita lo spettro della crisi. E il presidente del Consiglio, alla domanda se sia pronto a ripresentarsi alla Camere, nel caso dell’uscita del Movimento, per verificare se sussista ancora una maggioranza, risponde: “Chiedete al presidente Mattarella, io ho già detto che per me non c’è un governo senza 5s e non c’è un governo Draghi altro che l’attuale”. L’estrema sintesi del ragionamento del premier è questa: “Se il governo riesce a lavorare si va avanti, altrimenti no”. Per ora, chiarisce, l’esecutivo “ha affrontato abbastanza bene questa situazione di fibrillazione” perché “continua a lavorare”.
Le parole di Draghi sul documento in nove punti presentato da Conte aprono al M5s: “Molti i punti di convergenza” con l’agenda di governo. Sul salario minimo, uno dei cavalli di battaglia del Movimento, il premier spiega che intende muoversi sulla scia della direttiva approvata oggi a livello europeo. Il governo, nella riunione mattutina a cui prendono parte anche quattro ministri, Andrea Orlando del Partito democratico, Giancarlo Giorgetti della Lega, Renato Brunetta di Forza Italia e Stefano Patuanelli del M5s, propone ai sindacati di aprire tavoli sul cuneo fiscale, lotta alla precarietà e salario minimo. La Cisl parla di una svolta “forse decisiva” nei rapporti con le parti sociali, la Cgil apprezza il cambio di metodo ma aspetta risposte concrete anche sulle pensioni. Sulla richiesta di scostamento arrivata tanto dal M5s quanto dalla Lega, il capo del governo resta fermo: “Al momento non è necessario”. “Ci sarà un intervento prima della fine di luglio che riguarderà mezzi e strumenti per mitigare gli effetti dell’aumento del prezzo dell’energia – dice Draghi -. Le aree sono simili a quelle già trattate in passate: bollette, accise, ma anche interventi proporzionati alla ricchezza e al reddito dell’individuo. La determinazione del governo ad aiutare le famiglie in questo momento difficile c’è”.
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