Entra nel vivo il dibattito politico in vista del referendum costituzionale del prossimo 20 e 21 settembre. E non tanto per la materia del referendum in sè, cioè il taglio del numero dei parlamentari che sembra imbarazzare gran parte delle forze politiche inizialmente schierate per il si. Quanto per la mossa del segretario del PD Zingaretti che ha condizionato il sostegno del suo partito alla campagna per il Si, al rispetto del patto sancito con il Movimento 5 Stelle al momento della creazione del nuovo governo avvenuta circa un anno fa.
Cosa prevedeva quel patto? Che si sarebbe realizzata, insieme al referendum, una stagione di riforme che partisse da una nuova legge elettorale e dalla riforma dei regolamenti parlamentari. Per questo, avvicinandosi la data del voto, Zingaretti ha chiesto agli alleati di governo di onorare quel patto prima del 20 settembre, magari approvando la riforma del sistema elettorale almeno in un ramo del Parlamento.
In casa PD, infatti, si fa strada l’idea di un “disimpegno” e in molti invocano o la libertà di coscienza, o addirittura un endorsement per il no.
Non si è fatta attendere la risposta del Movimento 5 Stelle che ha fatto del taglio dei parlamentari una bandiera della propria azione politica. Il capo politico Crimi prima e poi Di Maio hanno lasciata aperta la porta alla riforma della legge elettorale chiesta da Zingaretti.
Ed il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, il grillino Brescia, garantisce di aver acceso già i motori della riforma della quale intende iniziare a discurere già da martedì prossimo.
Ma il dibattito referendario agita un pò tutti i partiti. Se il PD deve fare i conti con il dissenso interno di personaggi come Orfini, anche in altri partiti sembra montare la “tentazione” di dire No alla tornata referendaria.
Nella Lega, Salvini ha fatto appello alla coerenza del suo partito che ha sempre votato si alla riforma in parlamento. Ma alcuni esponenti del Carroccio come Borghi non fanno mistero del fatto che voteranno contro la riforma.
Ed anche Forza Italia non ha deciso la linea ufficiale del partito che vede esponenti come Brunetta, Baldelli e Cangini schierati dalla parte del no. Forte opposizione alla riforma e netto schieramento in favore del NO, da parte del partito di Più Europa di Emma Bonino.
Ed è forte l’opposizione di partiti non rappresentati in Parlamento come Rifondazione Comunista, mentre sono in tanti i comitati per il NO che intervengono sopratutto nelle Tribune Elettorali.
Chi rimane saldo sulla linea del SI, oltre al Movimento 5 Stelle, è il partito di Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia non ha partecipato nemmeno con una firma alla richiesta di referendum costituzionale avanzata da un gruppo di parlamentari e rimane schierata in favore di una riforma che ha sostenuto da sempre in Parlamento.
Il referendum sul taglio dei parlamentari si svolgerà il 20 ed il 21 settembre. Sarà un “election day” perchè si voterà anche per 7 consigli regionali e per un migliaio di comuni italiani.
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