Aveva 97 anni Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fondo Ambiente Italiano (Fai) e fra le personalità più eminenti dell’ambientalismo a livello europeo. Considerata una vera e propria istituzione nell’ambito della salvaguardia del patrimonio naturale e artistico del nostro Paese, è morta a Milano, lasciando una profonda eredità fatta di impegno per l’Italia e le sue bellezze. A darne l’annuncio è stato proprio il Fai, che in una nota ha ricordato la sua “fondatrice e presidente onoraria”, parlando della sua scomparsa come di un “evento che segna un momento cruciale nella storia della Fondazione e vena di infinita tristezza l’animo del Consiglio di amministrazione, del Comitato dei garanti, della struttura operativa e delle Delegazioni del Fai che a lei con unanime riconoscenza dedicano il più commosso tributo”.
E’ stato proprio il Fai a ricordare che “la chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il Fai è chiamato a seguire per il Bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire“. Un impegno iniziato nel lontano 1975, anno di fondazione del Fondo ambientale italiano, che edificò assieme a Renato Bozzoni ma di cui fu fin da subito ispiratrice e motore. Un Fondo cresciuto nel tempo, fino a divenire un’eccellenza nell’ambito delle iniziative no-profit, puntando fortemente sul volontariato e sul valore dell’impegno in prima persona.
La missione Crespi
Personalità dal carattere forte, anima del Fai sia come presidente che come semplice operatrice, convogliò i suoi sforzi anche nell’editoria, come azionista del gruppo editoriale L’Espresso. Ed è sulla scia delle sue ispirazioni che il Fondo Ambientale Italiano rilancia con forza la sua mission: “Il Fai soffre per la scomparsa della fondatrice Giulia Maria Crespi. Rassicurata dallo sviluppo della Fondazione in tema di beni gestiti, paesaggio e patrimonio, si era riservata la delega per l’ambiente, preoccupata per la salute della natura e dell’uomo. Il Fai ha tradotto le sue indicazioni in pratiche virtuose nei beni e nell’educazione al costume della sostenibilità e sempre avvertirà ai suoi fianchi questo suo ultimo sprone”.
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