Nell’ultima settimana sale la percentuale dei casi di Covid-19 in età scolare rispetto alla popolazione generale (8,1% rispetto al 7,5%).
È quanto emerge dal report esteso, diffuso dall’Istituto superiore di Sanità (Iss) che integra il monitoraggio settimanale sull’andamento Covid-19 in Italia pubblicato ieri.
Nell’ultima settimana – dettaglia il report – il 17% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 34% nella fascia d’età 5-11 anni, il 49% nella fascia 12-19 anni.
Dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid 4.680.674 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 23.964 ospedalizzati, 534 ricoverati in terapia intensiva e 75 deceduti.
Ancora in diminuzione l’incidenza dei casi di Covid-19 in Italia e l’indice di trasmissibilità Rt. L’incidenza settimanale a livello nazionale è pari a 283 casi ogni 100.000 abitanti contro 374 ogni 100.000 abitanti della settimana precedente.
L’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è pari a 0,95, in diminuzione rispetto alla settimana precedente quando aveva raggiunto il valore di 1,11 e inferiore al valore soglia. Lo evidenzia il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute sull’andamento del Covid-19.
Quattro Regioni si collocano questa settimana sopra la soglia di allerta del 15% per l’occupazione dei reparti di area medica da parte dei pazienti Covid. Sono Umbria (33,5%), Valle d’Aosta (20,9%), Friuli Venezia Giulia (17%) e Liguria (15%).
In tutte le Regioni e Province autonome il tasso di occupazione delle terapie intensive rimane invece ben al di sotto della soglia di allerta fissata al 10%. I tassi maggiori di occupazione in intensiva si registrano in Umbria (7,1%) e in Molise (5,1%).
In Usa cambia lo scenario delle varianti: BA.5, che per mesi era stata la responsabile principale dei casi di Covid-19, sta per essere superata da BQ.1 insieme al suo sotto-lignaggio BQ.1.1. Nell’ultima settimana, secondo i Centers for Disease Control and Prevention le sotto-varianti BQ.1 e BQ.1.1 sono state responsabili del 35,3% dei contagi, a un passo da BA.5 che è al 39,2%.
L’ascesa delle sotto-varianti BQ.1 e BQ.1.1 in Usa è stata molto rapida: nell’ultima settimana di settembre erano responsabili rispettivamente dell’1,7% e dello 0,9% dei casi. A metà ottobre erano al 5,4% e al 3,5%. La scorsa settimana entrambe avevano superato l’11% per arrivare questa settimana, rispettivamente al 16,5% e al 18,8%, con la sotto-variante BQ.1.1 che ha superato anche la sotto-variante ‘madre’. Nello stesso periodo il peso della sotto-variante BA.5 si è dimezzato passando da quasi l’80% dei casi a meno del 40%.
“In molti contesti, tra cui l’Europa e gli Stati Uniti, BQ.1 sta mostrando un significativo vantaggio di crescita rispetto ad altri sotto-lignaggi di Omicron circolanti e pertanto merita un attento monitoraggio”, ha affermato in una nota il gruppo tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicato alle varianti che si è riunito nei giorni scorsi. “Al momento non ci sono dati epidemiologici che suggeriscano un aumento della gravità della malattia”, ha aggiunto. “Sulla base delle conoscenze attualmente disponibili, la protezione dai vaccini contro le infezioni può essere ridotta, ma non è previsto alcun impatto importante sulla protezione contro la malattia grave”, ha concluso.
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