Primo piano

Assisi, il 1° maggio dei sindacati: “Basta morti sul lavoro”

A pochi giorni dalla Marcia Perugia-Assisi, la Piazza San Francesco della cittadina umbra torna a popolarsi di bandiere. A ben vedere, qualche filo connettore ci sarebbe, magari sul tema portante. Ma gli emblemi sventolati sono quelli delle principali sigle sindacali, in piazza per la loro manifestazione dell’1 maggio. In realtà lo slogan richiama la stabilità internazionale: “Al lavoro per la pace” recita il tema di giornata. Un obiettivo richiamato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha rimarcato la necessità del pieno rispetto del primo articolo della nostra Costituzione. In primis garantendo ai lavoratori la sicurezza nel luogo in cui svolgono la propria mansione. Un tema trasversale, che coinvolge quello dei salari, delle pensioni e, non ultimo, della crescita del Paese.

Lavoro e guerra, gli appelli dei sindacati

La Festa dei lavoratori come occasione per chiedere la pace. Un appello non solo alle parti in causa ma anche alla Comunità internazionale e alle Nazioni Unite. Basandosi proprio sul tema del lavoro in quanto “strumento di progresso e affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale”, come ricordato proprio da Mattarella. Tema rimarcato anche dal segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, il quale ribadisce l’obiettivo della centralità del lavoro. Un lavoro “dignitoso, di qualità, contrattualizzato. Lavoro sicuro. Sono oltre 1.300 le vittime ogni anno nelle nostre fabbriche, nei campi, sui cantieri. Non abbiamo più sangue da dare”. Fa eco il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, che lancia un nuovo appello: “Il messaggio di questo Primo maggio è innanzitutto che bisogna fermare questa guerra assurda voluta da Putin e impedire che diventi una guerra mondiale”.

Sugli strumenti in campo fa chiarezza il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Abbiamo incontrato il presidente Draghi che si era detto disponibile ad un confronto strutturato. Domani però, se il Cdm approva il provvedimento da 6 miliardi per famiglie, lavoratori e imprese e il governo non si confronta con le parti sociali, allora probabilmente deve andare a fare un po’ di ripetizioni sul metodo del dialogo sociale”.

Damiano Mattana

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