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Angelus, il Papa: “Disponibilità e umiltà: così si accoglie Dio”

“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”. Questa frase, pronunciata da Gesù durante la sua prima predicazione, a Nazareth, è diventata proverbiale. Papa Francesco, nell’Angelus domenicale, ricorda come la sua accoglienza avesse riservato un esito amaro: “Anziché ricevere consensi, Gesù trova incomprensione e anche ostilità. I suoi compaesani, più che una parola di verità, volevano miracoli, segni prodigiosi. Il Signore non ne opera e loro lo rifiutano, perché dicono di conoscerlo già da bambino, è il figlio di Giuseppe”. Ma “l’insuccesso” non era imprevisto, almeno non del tutto. Gesù va lo stesso nel suo paese generando alcuni interrogativi che “ci aiutano a capire meglio Dio”. Egli, infatti, “davanti alle nostre chiusure, non si tira indietro: non mette freni al suo amore. Davanti alle nostre chiusure, Lui va avanti”.

L’accoglienza dei profeti

Si tratta di un invito preciso “a credere nel bene, a non lasciare nulla di intentato nel fare il bene”. Papa Francesco spiega come ciò che avviene a Nazareth in qualche modo ci provoca. Ci spinge a chiederci se la nostra accoglienza sia migliore di quella degli abitanti di quella città. Una risposta che potrebbe arrivare dai due modelli che Gesù propone ai suoi compaesani: la vedova di Sarepta di Sidone e Naamàn, il Siro. Due stranieri che accolsero due diversi profeti (Elia ed Eliseo): “Ma non fu un’accoglienza facile, passò attraverso delle prove… Il modo di accogliere Dio è sempre essere disponibili, accoglierlo ed essere umili. La fede passa di qua: disponibilità e umiltà”.

Gesù ci chiede di accoglierlo

Anche Gesù, ricorda il Santo Padre, “percorre la via dei profeti: si presenta come non ce l’aspetteremmo. Non lo trova chi cerca miracoli” ma chi “accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele, senza sospetti, senza critiche e musi lunghi. Gesù, in altre parole, ti chiede di accoglierlo nella realtà quotidiana che vivi; nella Chiesa di oggi, così com’è; in chi hai vicino ogni giorno; nella concretezza dei bisognosi, nei problemi della tua famiglia, nei genitori, nei figli, nei nonni, accogliere Dio lì”. L’invito è dunque a considerare quale sia il nostro grado di accoglienza, senza illuderci di conoscere già tutto su Gesù: “Il rischio è di abituarci… chiudendoci alle sue novità. Noi dobbiamo uscire da questo rimanere fissi sulle nostre posizioni. Il Signore chiede una mente aperta e un cuore semplice. E quando una persona ha una mente aperta, un cuore semplice, ha la capacità di sorprendersi, di stupirsi. Il Signore sempre ci sorprende, è questa la bellezza dell’incontro con Gesù”.

Damiano Mattana

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