Oggi siamo tutti genovesi

Uno squarcio nel cuore di Genova“, è questo quello che ha provocato il crollo del Ponte Morandi sul torrente Polcevera. “La ferita è profonda, è fatta innanzitutto dallo sconfinato dolore per coloro che hanno perso la vita e per i dispersi, per i loro familiari, i feriti e i molti sfollati”. E' quanto ha detto l'Arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, nell'omelia pronunciata durante le esequie solenni per le vittime del crollo del Ponte Morandi.

L'inizio della celebrazione nel padiglione Blu della Fiera di Genova, zona porto, è stato preceduto da un lungo e commosso applauso che ha accolto l'arrivo della delegazione dei vigili del fuoco specializzata nel soccorso e recupero in condizioni estreme che hanno lavorato trale macerie del ponte crollato. Un altro lungo applauso si è ripetuto al termine dell'omelia, quando sono stati letti i nomi di tutte le vittime. “E' l'ora della grande vicinanza – ha proseguito il card. Bagnasco – Siamo certi che nel cuore di ognuno stia crescendo per Genova un amore ancora più grande, convinto che essa lo merita, che non può essere dimenticata da nessuno e che la sua vocazione è scritta nella sua storia di laboriosità, oltre che nella sua posizione di porta fra il mare e il continente”. 

Durante l'omelia, l'arcivescovo di Genova ha riferito che nella serata di ieri Papa Francesco lo ha chiamato, “una telefonata affettuosa, con la quale ha voluto manifestare la sua prossimità”. “Alziamo lo sguardo: la Madonna Assunta al cielo ci invita anche in questo momento a guardare in alto, verso Dio, fonte della speranza e della fiducia. Guardando a Lui eviteremo la disperazione e potremo tornare a guardare con coraggio il mondo, la vita, la nostra amata Città – ha detto il cardinale al termine dell'omelia – Potremo guardarci gli uni gli altri e riconoscerci fratelli, perché figli dello stesso Padre ben oltre ogni differenza. Potremo rinnovare la fiducia reciproca e consolidare la vicinanza di queste ore. Potremo costruire ponti nuovi e camminare insieme”. 

La preghiera islamica

Conclusa la celebrazione, alla Fiera si è svolta la preghiera islamica per due delle vittime che appartenevano a questa fede. “Genova, che in arabo significa 'la bella', saprà rialzarsi. Le comunità islamiche pregano perché la pace sia con tutti voi. Che il Signore protegga l'Italia e gli italiani”, ha detto l'Imam di Genova. 

L'arrivo del Presidente Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato ai funerali delle vittime del crollo del ponte Morandi accolto da un lungo applauso. In precedenza il capo dello Stato aveva visitato il cantiere dei vigili del fuoco sotto ponte Morandi dove proseguono le attività di ricerca dei dispersi e della messa in sicurezza dell'area e incontrato i soccorritori. Momenti di commozione per il Capo di Stato davanti ai resti dell'auto trovata la scorsa notte dai soccorritori sotto il ponte crollato a Genova sui cui viaggiava la famiglia Cecala, il papà Cristian, la mamma Dawna e la piccola Kristal di 9 anni. 

Applausi anche all'entrata dei soccorritori e dei medici che hanno prestato servizio in queste ore. Tutta la città ferma: negozi e uffici chiusi, taxi listati a lutto. Si lavora solo tra le macerie del ponte dove si cerca ancora l'ultimo disperso, dopo il rinvenimento questa notte della famiglia Cecala.

Il commento in diretta su Canale 5 di don Aldo Buonaiuto

“Questa è la giornata dedicata al lutto per tutte le vittime, non è un giorno per fare polemiche. Oggi è il giorno del silenzio rispettoso che indica preghiera e vicinanza verso i familiari nello strazio che stanno vivendo. Noi lo possiamo solo immaginare, loro lo stanno sperimentando sulla propria pelle – ha detto don Aldo Buonaiuto, membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore editoriale del quotidiano online In Terris, intervenendo in diretta a Canale 5 – Il popolo italiano deve stare vicino a queste famiglie evitando le grida le polemiche fuori luogo nel giorno del lutto nazionale, con moderazione. Non per restare indifferenti, anzi: deve essere quel silenzio che grida giustizia, verità, ma senza il chiasso sterile o l'opportunismo”.  

“Nel dolore la fede può aiutare. Sia il cristianesimo sia molte altre religioni dicono che la morte non ha mai l’ultima parola. Nella preghiera di queste esequie vogliamo proprio incontrarci con il Dio della vita. [Entra il Card. Bagnasco tra gli applausi insieme ai vescovi che prima di lui hanno presieduto la diocesi di Genova, il vescovo ausiliare e gli altri sacerdoti concelebranti]. Per chi non ha fede, il peso del dolore è molto più gravoso. A queste persone bisogna dare un affetto e una vicinanza particolare. Non solo oggi, ma anche nei giorni e nei mesi a seguire perché più passa il tempo più si sente forte la mancanza dei propri cari. Per chi ha il dono della fede, ha la possibilità anche nel dolore di poter guardare in alto, il cielo e può sentire che i propri cari continuano ad esistere e a vivere nell’eternità.

Tante le corone di fiori, una anche da parte dei genovesi. La città si è stretta intorno ai familiari delle vittime. “Anche questo, per chi non ha fede, è un aiuto: sentire la solidarietà dei vicini. Questa solidarietà va espressa con forza, non solo dai genovesi, ma da tutti coloro che si sentono partecipi di questo lutto. In particolare dalle istituzioni che devono garantire giustizia, verità e riscattare queste vittime innocenti, che hanno avuto come unica unica 'colpa' quella di passare sopra al ponte nel momento del crollo. Poteva esserci chiunque di noi”.

“Il Vangelo delle Beatitudini è particolarmente significativo: i parenti possono vedere e riconoscere nei loro cari saliti in cielo attraverso le beatitudini la gioia, la pace eterna che risplende in loro”.

“L’omelia del Card. Bagnasco è stata una vera preghiera, un invito a non arrendersi. Un appello importante: che Genova non venga dimenticata e che Genova non si arrende. Oggi tutti dovremmo sentirci genovesi. Una vicinanza che necessita, come ha sottolineato il Card. Bagnasco, di gesti concreti, non solo parole. Con uno sguardo particolare rivolto alla Madonna, poiché la tragedia è avvenuta a ridosso della festività dell’Assunzione in cielo della Vergine”.

“La metafora usata dal Cardinale – 'Potremmo usare ponti nuovi, camminare insieme' – è un ricostruire la vita a partire dalle famiglie distrutte. E’ un ricominciare dando una parola agli sfollati. Un appello alla ricostruzione che speriamo arrivi alle coscienze di tutti, in particolare di coloro che devono agire e in fretta”.

“L’arcivescovo invita a donare la pace di Cristo, perché è Cristo che dona la pace. Poi c’è lo scambio umano, la vicinanza fisica e l’affetto. Come avvenuto nell’applauso spontaneo e fuori programma scaturito alla lettura dei nomi dei cari defunti; non solo di quelli presenti oggi alle esequie, ma di tutte le vittime, comprese quelle che non sono state ancora ritrovate”.

“Il Papa ha telefonato al Cardinale ieri sera. Una telefonata affettuosa in cui ha manifestato la sua prossimità e la sua grande vicinanza, E’ proprio nello stile del nostro Santo Padre dimostrare affetto e vicinanza. E’ l’abbraccio di tutta la Chiesa Cattolica, di tutti i cristiani, che con la preghiera possono manifestare la propria vicinanza. Dobbiamo costruire ponti nuovi e camminare insieme. Da questa grande sofferenza deve rinascere qualcosa di autentico, di concreto, in primis per i genovesi”.