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Il rapporto fra città e animali

Modena, Prato e Verona sono i Comuni al primo posto per la gestione degli animali che vivono nelle nostre città e le AUSL Toscana centro, AUSL Modena e ASL Napoli 1 Centro le aziende sanitarie con i servizi veterinari più efficienti.

L’indagine

L’indagine di Legambiente analizza, infatti, i dati forniti dalle amministrazioni comunali (1.162 questionari completi, circa il 15% di tutti i comuni d’Italia) e dalle aziende sanitarie (45 questionari completi, equivalenti al 39,5% del totale).

Il 66% dei Comuni dichiara di avere uno sportello (un ufficio o un servizio) dedicato ai diritti degli animali in città e la percentuale sale al 95% per i Comuni capoluogo. Tra i capoluoghi di provincia che hanno risposto al questionario di non avere ancora attivato un apposito sportello ci sono Verbania, Rieti e Urbino.

Le parole del responsabile di Legambiente

“Anche se il trend di questi anni è positivo – spiega il responsabile nazionale fauna e benessere animale di Legambiente, Antonino Morabito – i dati forniti da Comuni e Asl restituiscono un quadro fortemente disomogeneo e, nel complesso, risultati inadeguati rispetto all’ingente spesa pubblica di 221 milioni di euro annui dichiarata per la gestione degli animali nelle nostre città. Ancor più se si considera che i Comuni dichiarano di spendere il 58% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio, circa 102 milioni di euro della spesa stimata per il 2018. Non basta quindi il lavoro messo in campo finora dagli enti più virtuosi e il pressing di associazioni e cittadini, è necessaria una strategia nazionale che metta in sinergia i diversi livelli dell’amministrazione pubblica, rendendo protagonisti i cittadini, per superare una situazione in troppi casi ancora oggi drammatica”.

La spesa e le attività dei comuni

La spesa per la gestione degli animali in città ammonta complessivamente a 220.915.938 euro nel 2018. I Comuni dichiarano, infatti, di aver speso per questa voce 176.853.470 euro, a cui vanno sommati i 44.062.468 euro spesi dalle aziende sanitarie. Il Comune di Verona è quello che, a fronte di servizi di qualità, registra la spesa minore: 1,43 euro a cittadino. Tra i comuni che più spendono per offrire invece servizi scarsi, c’è Montalbano Jonico (MT), che spende ben 30,34 euro a cittadino di fatto solo per gestire i cani in canile.

Il 13% dei Comuni ha fatto campagne di sterilizzazione dei cani l’anno scorso (per circa 25.000 cani secondo le stime), percentuale che sale al 60% per i Comuni capoluogo. Il 12% dei Comuni ha fatto campagne di microchippatura dei cani (17% nei Comuni capoluogo), mentre solo il 4% dei Comuni ha fatto campagne di microchippatura dei gatti (10% nei Comuni capoluogo). Campagne antiabbandono e informative sono state realizzate nel 18% dei Comuni e nel 43% dei capoluoghi.

Solo il 16% dei Comuni (ma la percentuale sale all’88% per i Comuni capoluogo) dichiara di avere un canile sanitario, struttura essenziale per il pronto intervento in caso di ritrovamento di un cane ferito. La situazione è ancora peggiore per i gattili sanitari (essenziali per salvare un gatto ferito) che sono presenti solo nel 6% dei Comuni e nel 36% dei Comuni capoluogo. Solo l’11% dei Comuni è in contatto con un centro di recupero per animali selvatici a cui indirizzare chi dovesse trovare un gabbiano o un merlo feriti, e la percentuale scende al 7% se si trova una volpe o un riccio feriti, al 2% se si trova una tartaruga marina o un delfino in difficoltà, e a meno dell’1% se si trova un’iguana o un’altra specie animale alloctona ferita.

Gianpaolo Plini

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