Settantacinque: è il numero di manifestati uccisi dalle forze dell’ordine del Venezuela in meno di tre mesi.
L’ultima vittima c’è stata ieri sera: si tratta di un giovane 22enne, morto ieri a Caracas – nel quartiere di Altamira, nella parte est della capitale venezuelana – durante una manifestazione contro la riforma costituzionale lanciata dal presidente venezuelano Nicolas Maduro.
Lo ha reso noto il deputato oppositore José Manuel Olivares. Secondo il politico, che è anche medico, lo sparo sarebbe venuto da un membro della Guardia nazionale. Il pubblico ministero, da parte sua, ha confermato la morte del ragazzo durante le manifestazioni di sostegno alla procuratrice Luisa Ortega – politica dissidente al governo chavista – senza però specificare il tipo d’arma né (tanto meno) indicare il responsabile.
L’ennesimo omicidio ha riacceso le polemiche sull’oprato della polizia. Solo ieri il presidente aveva infatti assicurato di fronte alla stampa come l’uso delle armi da fuoco fosse “vietato” da parte delle forze dell’ordine nel controllare le manifestazioni.
Martedì scorso, all’indomani della morte di un adolescente di 17 anni (la vittima numero74) Maduro aveva licenziato il comandante della Guardia nazionale, al fine di placare gli animi. Non è però bastato: ieri l’ennesimo morto da inizio aprile, il settantacinquesimo. Una cifra vergognosa per qualsiasi paese che si definisca democratico.
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