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Trump-Putin, nuovo vertice nel 2019

Trump-Putin bis? Se ne riparlerà il prossimo anno, nel 2019, quando (si spera) la scia di malumori attorno al primo, discusso, bilaterale svolto a Helsinki sarà meno intensa e le rispettive posizioni più chiare. Sì, perché dal faccia a faccia fra i due leader, al momento, ciò che risulta poco chiaro è proprio l'atteggiamento che, di qui in avanti, assumeranno nei rapporti fra i loro Paesi, gli Stati Uniti e la Russia. A vertice non ancora terminato, Trump aveva mostrato predisposizione alla versione di Putin, tanto per fare un esempio, sul tema Russiagate, scatenando la reazione immediata (e pressoché unanime) del mondo politico americano, salvo poi ritrattare e affermare che, dopo aver parlato di farsa, non solo le sue frasi erano state fraintese ma che il presidente russo fosse stato l'artefice delle interferenze di Mosca durante le presidenziali del 2016.

Incontro rimandato

Eppure, pochi giorni dopo, una nuova inversione di rotta, con tanto di invito a Washington a Putin per l'autunno venturo. Appuntamento che, nonostante le premesse (che sembrava ci fossero), slitterà a data da destinarsi, sicuramente non prima del prossimo anno. Una decisione del presidente Usa che, in questo lasso di tempo, spera di veder conclusa l'indagine del procuratore speciale Mueller sul Russiagate, come spiegato dal Consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton: “Il presidente Trump – ha detto – crede che il prossimo bilaterale con il presidente Putin dovrebbe tenersi dopo la fine della caccia alle streghe sul Russiagate. Così siamo rimasti d'accordo che debba svolgersi nel nuovo anno''.

La linea di Bolton

Sembrerebbe una doppia strategia, dunque, quella seguita da Bolton, che a questo incontro stava lavorando: da una parte far calmare le acque e tentare di smorzare le polemiche del Congresso contro il presidente per il suo atteggiamento, ritenuto ambiguo, nei confronti di Vladimir Putin, anche considerando che, oggi come oggi, il presidente russo sarebbe tutt'altro che il benvenuto a Capitol Hill (come ribadito a più riprese anche da Ryan e McConnell); dall'altra, cercare di capire se e in che misura esistano i termini per far cessare definitivamente il lavoro del superprocuratore sulle interferenze russe durante la campagna elettorale che aveva portato Trump alla Casa Bianca. Da valutare anche se la posizione americana sulla Crimea (il segretario di Stato Pompeo ha dichiarato che gli Usa non ne riconoscono l'annessione alla Russia) possa influire in qualche modo nei rapporti fra Mosca e Washington.

Rosenstein, i Repubblicani chiedono impeachment

Nel frattempo, restando in tema Russiagate, undici repubblicani della Camera hanno messo nel mirino il vice di Mueller, Rod Rosenstein, introducendo un provvedimento per l'impeachment. Il motivo, sarebbe la scarsa reattività del vice-attorney nel consegnare documenti riguardanti l'indagine sulle interferenze russe ma anche il mailgate che ha coinvolto Hillary Clinton. Un ulteriore fattore di instabilità all'interno del quadro amministrativo degli Stati Uniti e che potrebbe ulteriormente complicare il lavoro di Mueller.

redazione

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