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Tripoli: è un bagno di sangue

E' salito a 147 morti e 614 feriti il bilancio degli scontri attorno a Tripoli fra le truppe del governo libico riconosciuto dall'Onu di Fayez Al Serraj e l'Esercito nazionale libico (Enl) del maresciallo Khalifa Haftar. Lo riferisce l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Guerra

Guidato dall'uomo forte della Cirenaica, l'Eln ha sferrato dall'inizio di aprile una offensiva militare per conquistare Tripoli, dove ha sede il governo di Serraj, che resiste e passa alla controffensiva: “No a un cessate il fuoco, le forze di Haftar devono ritirarsi”.

Il ruolo dell'Italia

L'Italia è impegnata nel tentativo di una mediazione. “Stiamo sempre seguendo l'evoluzione in Libia, oggi è una giornata molto impegnativa, siamo preoccupati, dobbiamo assolutamente scongiurare che possa proseguire questo conflitto armato – ha detto il premier Giuseppe Conte – . Abbiamo una precisa strategia, vogliamo una soluzione politica, farò di tutto perché tutti gli attori libici, ivi compresi gli esponenti della comunità internazionale, lavorino con noi per una soluzione pacifica”. 

Rifugiati

Per la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, le ricadute “in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull'Italia”. Quanto alla probabile impennata dei flussi migratori, Trenta – intervenuta a “Circo Massimo” su Radio Capital – ha spiegato: “In caso di una nuova guerra non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono. Chi dice che pensa al possibile attacco in Libia per risolvere il problema dei migranti sta facendo un errore enorme“. Il pericolo che possano aumentare gli sbarchi, ha aggiunto, “è assoluto, è vero. Dobbiamo portare l'Europa dalla nostra parte, va trovata una soluzione europea”. In un'intervista al Corriere della Sera, il vicepremier Luigi Di Maio ha assicurato che il governo sta monitorando la situazione in Libia “giorno per giorno”. L'obiettivo “è garantire la sicurezza del nostro Paese e dell'area, delle aziende italiane e dei nostri militari che svolgono un lavoro straordinario a sostegno della popolazione locale. Bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità. Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l'altro. Le parole hanno un peso”.  

Edith Driscoll

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