Terremoto politico in Israele. Il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, lascia il governo in polemica con la tregua fra Israele e Hamas che fa seguito all'escalation militare a Gaza. “Sono qui per rassegnare le dimissioni” ha annunciato il ministro della Difesa, uno degli uomini chiave, in termini politici, per Benjamin Netanyahu.
L'accordo sulla tregua, ha spiegato, “è inaccettabile“. Tra le decisioni che lo hanno spinto al passo indietro, Lieberman ha citato sia fatti recenti – l'autorizzazione al trasferimento di carburante e di milioni di dollari di fondi dal Qatar alla Striscia – che vecchie rivendicazioni degli ultra-nazionalisti, cui si aggiungono le scelte dei governi israeliani giudicate troppo morbide (per esempio, l'accordo per lo scambio di prigionieri nel 2011 che pure riportò a casa il soldato Gilad Shalit e addirittura il ritiro unilaterale israeliano da Gaza nel 2005).
“Se fossi rimasto al mio posto, non avrei potuto guardare negli occhi i nostri cittadini nel sud e le famiglie dei soldati morti i cui corpi sono nelle mani di Hamas”, ha spiegato Lieberman. “Qualsiasi miglioramento umanitario a Gaza dovrebbe essere condizionato al loro ritorno”.
Sulla scelta di Lieberman pesano anche le ultime parole di Netanyahu, che ha difeso il cessate il fuoco. “In tempi di emergenza, quando bisogna prendere decisioni cruciali per la sicurezza, l'opinione pubblica non puo' sempre essere al corrente di considerazioni che devono essere nascoste al nemico“, ha spiegato il premier, giustificando la decisione di accettare la proposta di tregua, dopo la mediazione operata dall'Egitto. “I nostri nemici chiedevano un cessate il fuoco e sapevano molto bene perché”.
La mossa di Lieberman riduce sensibilmente i numeri favorevoli al governo nella Knesset e avvicina l'orizzonte di elezioni anticipate, da celebrare entro un paio di mesi.
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