Si aprono e si chiudono nel breve volgere di qualche ora gli spiragli aperti da Donald Trump nei confronti del governo iraniano. Nella conferenza a due che ha concluso il G7 di Biarritz, infatti, il presidente degli Stati Uniti si era detto disponibile, qualora le condizioni lo avessero consentito, a incontrare i vertici di Teheran per ragionare sulla questione del nucleare, più o meno allo stesso modo di quanto Trump ha annunciato di voler fare con la Cina sul tema dei dazi. Il punto è che, nonostante la presenza a Biarritz del minsitro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, la posizione di Teheran si è tutt'altro che ammorbidita e, almeno per il momento, l'idea di un incontro fra Trump e Rouhani viene considerata fantascienza: “Se desiderano una maggiore sicurezza nella regione – ha detto il presidente dell'Iran -, se vogliono avere relazioni migliori con i Paesi regionali, devono fare un passo indietro sulle sanzioni”.
L'altolà di Rouhani significa che, per ora, la tensione fra Washington e Teheran non scende e che, inoltre, nonostante i toni alti restino quelli iraniani la prossima mossa dovranno farla gli Stati Uniti. L'unica chance che l'Iran concede a Trump per sedersi al tavolo per discutere pacificamente (e nondimeno per dar seguito ai suoi segnali di apertura) è quella di togliere prima le sanzioni. In pratica, quello di Rohuani è un aut aut: “passo indietro” sullo scottante tema per dimostrare che quello di Biarritz non era solo un manifesto di buone intenzioni. E da Teheran ci vanno giù ancor più pesante, spiegando che “noi non siamo interessati a farci una foto con qualcuno”, probabilmente riferendosi a quanto accaduto fra Trump e il leader di un altro Paese che, almeno fino a qualche tempo fa, rappresentava un catino rovente della politica estera americana, la Corea del Nord.
Per l'Iran, quindi, non c'è spazio per istantanee destinate alle prime pagine. E non solo: Rouhani ha fatto chiaramente sapere che la riduzione delle sanzioni non sarà solo la condizione necessaria a un primo incontro chiarificatore ma anche uno degli elementi decisivi affinché Teheran cessi di accrescere la propria produzione di uranio (ovvero la riduzione progressiva degli impegni presi nell'ambito del trattato sul nucleare). L'ennesima data limite è il 6 settembre: se entro quel giorno Washington non avrà cambiato i propri intenti sulle sanzioni nei confronti dell'Iran, come annunciato da Zarif al quotidiano Sueddeutsche Zeitung, le autorità procederanno al nuovo step dello sganciamento dal Jcpoa.
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