Omicidi, stupri e rapine a mano armata sarebbero stati commessi dall'esercito dello Zimbabwe durante le proteste popolari contro il caro benzina, andate in scena dal 15 al 20 gennaio scorsi.
Lo rivela il Guardian che ha preso visione della documentazione interna delle forze di polizia del Paese africano, alla prese con uno sciopero generale e giorni di violenze con un bilancio provvisorio di almeno 12 vittime, tra cui un agente. I rapporti, stilati da agenti frustrati dall'apparente impunità dei militari, fanno luce su una serie di episodi violenti, tra cui due omicidi e lo stupro di una ragazza di 15 anni nella capitale Harare. Reati attribuiti a “uomini in divisa o in mimetica”, scrivono i poliziotti, evitando cosi' di rivolgere accuse dirette ai militari.
La versione ufficiale fornita dalla polizia nazionale attribuiva invece violenze e violazioni dei diritti a “soggetti canaglia” che hanno derubato divise per far ricadere la colpa sulle forze di sicurezza dello Zimbabwe. Invece, la documentazione consultata dal Guardian evidenzia che gli assalitori erano dotati di armi automatiche, quasi esclusivamente in possesso di soldati e agenti di polizia nel Paese.
Tra le rivelazioni più scomode contenute in uno dei rapporti della polizia, lo stupro di una 15enne a Chitungwiza, alle porte della capitale, costretta da tre uomini in mimetica armati di fucili a seguirli in un parco, fatta sdraiare su un tavolo di cemento sul quale la ragazza è stata violentata.
Emblematico anche l'omicidio di Kudakwashe Rixon, 22 anni, prelevato da uomini in uniforme in una stazione di autobus al centro di Harare, successivamente segnalato come “morto” dopo il ricovero in ospedale. Le carte riservate della polizia documentano anche una dozzina di episodi di furti compiuti da uomini in divisa dotati di armi automatiche, entrati con la forza in case private, in un bar dove hanno derubato casse di birra, tv, cellulari e computer, per un bottino di diverse migliaia di dollari. In un caso un bambino di otto anni sarebbe stato minacciato con un'arma da fuoco, costretto a rivelare ad agenti dove i propri genitori nascondevano i risparmi.
Nei giorni scorsi il neo presidente, Emmerson Mnangagwa, ha promesso di fare piena luce sulle presunte responsabilità delle forze di sicurezza nelle violente repressioni delle proteste, dicendosi “inorridito” dopo aver preso visione di un servizio di Sky News nel quale agenti picchiavano un uomo ammanettato.
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