Per le donne arabe non servirà più l’autorizzazione di padre, fratello o marito per richiedere il passaporto e viaggiare all’estero. Svolta in Arabia Saudita, dunque. Le donne, riferisce l’Ansa, potranno chiedere il passaporto e viaggiare all'estero senza il consenso, prima necessario, di un uomo. In genere, l'approvazione necessaria arrivava dal marito o dal padre, ma non sono mancati i casi in cui i figli maschi hanno dato il consenso alle proprie madri.
La norma, pubblicata oggi, estende a “tutti i cittadini” senza distinzione di genere la possibilità di chiedere un passaporto o viaggiare all'estero. La notizia, osserva l’Ansa, è stata accolta con grande favore sui social sauditi. La nuova legge voluta dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che, tra le altre cose, riconosce alle donne anche il diritto di registrare nascite, matrimoni e divorzi e di fare richiesta di lavoro di ogni tipo. Ciò fa parte del piano di crescita del Paese che conta di portare la presenza delle donne nel mondo del lavoro al 30% (oggi è al 22%) entro il 2030.
Da un anno, però, sono ripresi gli arresti di personalità religiose più o meno di spicco in dissenso con la politica interna ed estera dei Saud. Ciò, analizza Limes, contrasta con l’immagine di un regime apparentemente impegnato nella riforma dell’economia e della società. Da tempo, documenta la rivista di geopolica diretta da Lucio Caracciolo, giungono con regolarità dall’Arabia Saudita notizie di “aperture” e concessioni di diritti alle donne: dal permesso di guidare all’accesso agli stabilimenti sportivi (stadi da calcio) e ricreativi (cinema, sale da concerto), dalla possibilità di accedere a quadri medio-bassi del sistema giuridico sciaraitico a quella di svolgere libere professioni come quella notarile. Finora però le autorità non avevano abolito il sistema di garanzia maschile, per cui un parente maschio deve rilasciare permessi perché la donna possa effettivamente godere dei diritti fondamentali e di altri ottenuti di recente nel quadro delle riforme.
Su un altro piano, osserva Limes, la ristrutturazione avviata dal principe ereditario passa per un percorso di privatizzazioni degli asset statali, in primis quella non ancora realizzata del gigante petrolifero della Saudi Aramco. Ma il banco di prova di questo processo, incarnato nel progetto Vision 2030, sembra essere incrinato da notizie allarmanti di un drastico calo negli investimenti esteri e da altrettanti allarmanti segnali di fuga di lavoratori stranieri e manodopera specializzata.
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