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Shutdown infinito, il doppio voto non convince

Muro sì, muro no: sembra davvero un nodo gordiano quello della barriera al confine messicano, ago della bilancia fra promessa elettorale da mantenere e “spada di Damocle” che, tuttora, tiene fermo ai box il governo statunitense. Ora, vista la situazione, l'urgenza principale dell'amministrazione Trump (che ha anche saltato il forum di Davos e stoppato il viaggio in Asia della speaker dem della Camera, Nancy Pelosi, proprio per via dello shutdown) è trovare una soluzione che sciolga l'impasse governativo, riporti i lavoratori statali ai propri posti e riattivi i lmeccanismo della politica americana. Un obiettivo non da poco visto il (è il caso di dirlo) muro contro muro fatto finora da Gop e dem che, ora, il Senato prova a risolvere in via democratica.

La proposta

La mission se l'è prefissata il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell: è stata sua l'idea di avanzare la proposta di votare sul progetto di Trump alla frontiera ma in un modo leggermente diverso dai precedenti. Secondo McConnell, infatti, potrebbe essere una soluzione quella proposta poc'anzi dallo stesso Trump, ovvero di votare la risoluzione che permetterebbe l'innalzamento del muro (quindi con i 5,7 miliardi per il progetto inclusi) a patto che il governo offra protezioni temporanee ad alcuni migranti. Una proposta già bocciata dai democratici, convinti che un'eventuale risoluzione di questo tipo vada votata solo dopo la riapertura del governo. I dem, da parte loro, spingono su un secondo voto: quello, appunto, sulla legislazione approvata alla Camera (a maggioranza democratica) che consentirebbe la riapertura del governo senza il vincolo dei finanziamenti per il muro.

Muro contro muro

Due voti che, in buona sostanza, sanno ancora terribilmente di muro contro muro. La sensazione è quasi quella di un “voto non voto” visto che, in entrambi i casi, sarebbe necessaria la maggioranza di 60 voti per sperare in un'approvazione. D'altronde, sullo starter del muro voluto da Trump i democratici continuano a scuotere la testa: i passi più concreti sembrano essere repubblicani ma, ora come ora, la soluzione proposta dal Tycoon e ribadita da McConnell ha prodotto solo l'ennesimo buco nell'acqua. Ed è stato lo stesso McConnell a bollare la proposta di voto alla Camera, alzando in difesa della proposta di Trump i 53 seggi repubblicani. Un equilibrio pressoché perfetto, con l'unico possibile risolutore che, a questo punto, è il solo presidente.

Mattia Damiani

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