Il governo francese si prepara a rivoluzionare il sistema radio-televisivo. La ministra della Cultura, Francoise Nysse, ha ufficialmente presentato la proposta di riforma del settore che si muoverà attorno a tre principi: risparmio, riorganizzazione e innovazione.
Queste proposte si inseriscono in un vasto cantiere di riforma dei media pubblici, fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron. Un'operazione ambiziosa che coinvolge 17 mila dipendenti di sei gruppi diversi: France Televisions, TV5 Monde, Radio France, France Medias Monde, Ina e Arte. Il cantiere, aperto dallo scorso settembre, è stato affidato al ministero della Cultura e a Matignon, l'ufficio del primo ministro, per fare risparmiare allo Stato tra 200 e 250 milioni di euro da qui al 2022. “La missione dell'audiovisivo pubblico deve tenere conto del contesto radicalmente nuovo nel quale si inserisce. In questo 'oceano mediatico' i giovani – un terzo della popolazione – non distinguono l'offerta pubblica da quella privata. Dobbiamo rispondere alle loro aspettative, dobbiamo sorprenderli”, ha dichiarato la Nyssen all'emittente Radio France Internationale.
Programmi regionali triplicati per l'emittente France 3, stop a diffusione via etere del canale France 4 dedicato ai giovani, cambio di gestione delle emittenti pubbliche nel 2019, sinergie tra le società per ottenere maggiore visibilità e per risparmiare. Tra le novità, due piattaforme on-line per raggruppare tutti i contenuti prodotti dai media pubblici; la prima, dedicata alla cultura, sarà fruibile da fine giugno e la seconda sarà rivolta al pubblico giovane. Inoltre dal 6 giugno il sito di France Info ospiterà una piattaforma comune per decodificare e lottare contro le fake news.
Un altro indirizzo della riforma punta alla valorizzazione dell'identità delle varie regioni e ad un servizio più vicino all'utenza locale, anche nei dipartimenti e territori d'oltremare, ora coperti dall'emittente France O.
L'iter legislativo della riforma avrà inizio entro il primo semestre 2019, con l'esame e l'adozione di alcuni provvedimenti tra cui la riforma della “governance” del settore audiovisivo.
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