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Per il Senato Usa bin Salman è responsabile

Si fa ancora più netta la separazione fra Donald Trump e il Senato, nonostante la maggioranza di cui il Gop gode all'interno della più importante delle due Camere degli Stati Uniti. Il fulcro della divisione è ancora il caso Khashoggi o, per meglio dire, l'interventismo americano al fianco dell'Arabia Saudita nel conflitto yemenita. Il Senato ha votato alcune ore fa una risoluzione con la quale chiede ufficialmente al presidente il ritiro dell'assistenza militare degli States a Riyad: dall'aula arrivano 56 voti a favore e 41 contrari, con appoggio bipartisan di repubblicani e democratici. Un tema, quello dell'intervento in Yemen, diventato fra i più urgenti dell'agenda politica statunitense a seguito del caso dell'omicidio del reporter Jamal Khashoggi, per il quale è in corso un contenzioso fra Turchia e Arabia Saudita sulle presunte responsabilità del principe saudita Mohammed bin Salman.

Senato contro bin Salman

Un punto, questo, sul quale Trump e Congresso sembrano vederla in modo diverso, con il presidente che si è detto convinto dell'estraneità del principe ereditiero in qualsiasi tipo di coinvolgimento nella morte del giornalista saudita, ucciso nel consolato di Istanbul il 2 ottobre scorso. Il terreno di scontro riguarda proprio le diverse vedute sul presunto ruolo giocato da bin Salman, ritenuto da Congresso e Intelligence a conoscenza di quanto sarebbe accaduto al cronista all'interno del consolato saudita della città turca. Anche per questo, assieme alla risoluzione che chiede lo stop all'intervento nello Yemen, il Senato ha approvato un ulteriore provvedimento con il quale considera il principe “personalmente responsabile” della morte di Jamal Khashoggi.

Mossa simbolica

Resta comunque estremamente complicato che la risoluzione diventi legge definitiva, da una parte perché sarebbe necessario il voto della Camera dei Rappresentanti (per qualche settimana ancora a maggioranza repubblicana), dall'altro per la possibilità di veto presidenziale qualora il provvedimento dovesse superare lo scoglio della Camera (a quel punto servirebbero i due terzi complessivi di votanti favorevoli). Di sicuro, come spiegato da alcuni media americani (tra i quali il New York Times) quella del Senato è “una rara mossa per limitare i poteri di guerra del presidente e per mandare un potente messaggio di disapprovazione nei confronti della guerra iniziata quasi quattro anni fa che ha ucciso migliaia di civili e provocato una carestia in Yemen”.

redazione

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