Non sarà un monarca ma poco ci manca. Recep Tayyip Erdogan, da poco rieletto presidente della Turchia, da oggi inizia ad acquisire i nuovi poteri che gli vengono assicurati dalla riforma della Costituzione approvata lo scorso anno col referendum.
Passano, in particolare, al capo di Stato le facoltà fino a ieri spettanti al premier. Questa mattina la gazzetta ufficiale della Repubblica turca ha pubblicato un decreto legge di 74 articoli che formalizza la fine della figura del capo del governo. “Sono fiero di essere stato l'ultimo” ha commentato l'ex primo ministro Binali Yldirim, fedelissimo di Erdogan.
Per la piena operatività di questo passaggio storico sarà, tuttavia, necessario approvare circa 5mila emendamenti alle previsioni vigenti. Lavoro per il quale il parlamento ha già autorizzato a procedere il governo, i cui ministri appartengono tutti all'Akp di Erdogan, che nel 2015 raggiunse la maggioranza assoluta. Destinate a sparire numerose norme sulla struttura dei dicasteri, a cui capo verranno scelti ministri direttamente da Erdogan, che secondo la Cnn turca li nominerà giàlunedì. Un passaggio che richiederà l'emissione di decreti attuativi da parte dell'esecutivo che traghettino il Paese verso il nuovo assetto, in cui il potere di adottare i provvedimenti tipici del potere esecutivo sarà nelle mani del solo presidente.
L'Authority turca per le elezioni (Ysk) ha, intanto, reso noti i risultati definitivi delle elezioni presidenziali e parlamentari dello scorso 24 giugno, confermando i risultati già provvisori con Erdogan confermato capo dello stato con il 52,59%, (26 milioni 330 mila voti) davanti allo sfidante Muharrem Ince, candidato del repubblicano Chp che ha ottenuto il 30,64% (15 milioni 340 mila preferenze). Il filo curdo Selattin Demirtas (Hdp), nonostante sia in carcere dal 4 novembre 2016, ha preso l'8,4%, mentre la lady di ferro della destra turca, Meral Aksener, il 7,29%. Confermato in toto il risultato delle parlamentarie, con 295 deputati, su un totale di 600, che vanno all'Akp di Erdogan, che con il 42,56% dei voti ha perso 7 punti rispetto alle legislative del novembre 2015, e che per la maggioranza assoluta è dipendente dai 49 parlamentari dell'ultranazionalista Mhp (11,1%). I repubblicani del Chp con 146 deputati ottenuti grazie al 22,65%, si confermano la prima forza di opposizione, davanti ai filocurdi dell'Hdp che hanno superato l'alta soglia del 10% ottenendo 67 seggi grazie all'11,7% dei voti. Va in parlamento grazie all'alleanza con il Chp il Buon partito della Aksener, che ottiene 43 seggi grazie al 9,96%.
Affluenza altissima, 86,22%: alle urne si sono recati piu' di 51 milioni di elettori dei circa 59 milioni aventi diritto.
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