Un uomo è stato condannato a morte e un altro all'ergastolo a Nuova Delhi per le persecuzioni contro la minoranza sikh del 1984, successive all'omicidio dell'allora premier Indira Ghandi da parte delle sue guardie del corpo sikh. Si tratta di una sentenza rara nel subcontinente. Al centro del caso, l'omicidio di due 20enni: Hardev Singh e Avtar Singh.
Alla metà degli anni '80, la furia omicida induista fece oltre 3 mila vittime sikh, tra omicidi, stupri e violenze generalizzate, con abitazioni e negozi dati alle fiamme. Secondo le famiglie delle vittime, si trattò di un eccidio per il quale sono stati condannati pochi responsabili e di piccolo calibro, lasciando fuori dalle inchieste i grandi nomi così come i politici accusati di aver aizzato la folla. “La corte avrebbe dovuto condannare a morte anche l'altro imputato, cosiì è giustizia compiuta a metà – ha commentato una donna che ha perso dei familiari nelle violenze – Questi condannati sono pesci piccoli, ora in tribunale dovrebbero essere portati i quelli grossi”.
La polizia aveva indagato sul caso dell'omicidio dei due 20enni già nel 1994 ma l'aveva chiuso per mancanza di prove; l'inchiesta è stata poi ripresa da un team speciale d'indagine nel 2015 che aveva alla fine chiesto l'incriminazione per i due imputati. E' uno dei 60 casi che sono stati riaperti su un totale di 293. I sikh in India sono circa 20 milioni, poco meno del 2% della popolazione.
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