“Ha fatto un uso legale della forza”. Con questa motivazione il procuratore distrettuale di Madison, in Wisconsin, ha stabilito che l’agente che lo scorso 6 marzo uccise un ragazzo di afroamericano di 19 anni, sparandogli 7 colpi di pistola in tre secondi, non dovrà essere incriminato. Ad annunciarlo è stato lo stesso procuratore “Ismael Ozanne”, al termine di una lunga indagine. “Sono arrivato alla conclusione che questa tragica e sventurata morte sia il risultato di un uso legale della forza letale e che l’agente Kenny non debba essere incriminato”, ha dichiarato Ozanne, che è il primo nero che ricopre il ruolo di procuratore distrettuale in Wisconsin.
La morte di Robinson, il giovane afroamericano, aveva scatenato proteste e manifestazioni pacifiche in molte comunità di colore, e tutte chiedevano che il poliziotto venisse cacciato dalle forze dell’ordine e accusato di omicidio. Il procuratore ha spiegato che la sua decisione non “è basata sulle emozioni, ma sui fatti”.
Si tratta dell’ennesimo caso di una lunga scia di episodi in cui è coinvolta la polizia statunitense, accusata di usare la forza letale impropriamente e di discriminare gli afroamericani. Tutti i casi, da Ferguson a Baltimora, hanno causato proteste e manifestazioni, in alcuni casi anche con pesanti conseguenze, organizzate dalla comunità nere locali. Gli ultimi disordini sono quelli avvenuti a Baltimora, scoppiati dopo la morte di Freddie Gray, morto a causa delle lesioni riportate alla spina dorsale dopo l’arresto.
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