Robert Mueller vorrebbe sentire Donald Trump nelle prossime settimane. Lo scrive il Washington Post segnalando l'interesse del procuratore speciale per il Russiagate in particolare per il licenziamento in tronco dell'ex capo dell'Fbi, James Comey e per le dimissioni dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn. Il quotidiano osserva come l'indagine sia sempre piu' incentrata sul possibile intralcio alla giustizia da parte di Trump.
Il Wp scrive che il team legale di Trump presenterà “già la prossima settimana” a Mueller i termini per la testimonianza del presidente, proponendo una sorta di ibrido, in parte “de visu” e in parte tramite una dichiarazione scritta. Flynn ha annunciato le sue dimissioni da consigliere per la sicurezza nazionale di Trump lo scorso 27 febbraio, ammettendo di aver mentito al vice presidente Mike Pence sui suoi rapporti con funzionari di Mosca. Aveva discusso di sanzioni contro la Russia con l'allora ambasciatore di Mosca a Washington Serghei Kislyak, prima del suo insediamento alla Casa Bianca. Poi lo scorso dicembre si è dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi sulla questione e si è detto pronto a collaborare con l'inchiesta.
Comey è stato invece licenziato in tronco da Trump lo scorso maggio. Ha poi fatto sapere che il presidente gli aveva chiesto lealtà (per lasciarlo al suo posto) e di chiudere l'indagine su Flynn. Ascoltato in Congresso, Comey ha detto di ritenere di essere stato licenziato dal presidente Usa per influenzare il corso delle indagini sul Russiagate. Trump ha negato di aver fatto a Comey una simile richiesta ed ha sempre smentito ogni presunta collusione con il Cremlino durante la campagna elettorale.
Secondo un sondaggio Cnn-Ssrs 8 americani su 10 vorrebbero che Trump deponesse laddove fosse convocato da Mueller. A credere che il presidente non debba sottrarsi ad una richiesta del procuratore speciale è il 78% degli intervistati; la percentuale sale al 95% tra i democratici, mentre cala al 59% tra i repubblicani e si ferma al 75% tra gli indipendenti. La metà degli americani, il 51% per la precisione, ritiene che l'ex tycoon abbia tentato di interferire nelle indagini in corso, contro il 41% che invece propende per la sua estraneità.
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