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Mosca replica alle sanzioni: “Sono illegali”

Non cessa l'acceso confronto a distanza fra Stati Uniti e Russia sul caso Skripal, l'ex 007 sovietico avvelenato assieme a sua figlia Yulia e finito al centro di un caso internazionale che, almeno inizialmente, aveva coinvolto in maggior modo la Gran Bretagna, teatro dell'accaduto. L'ex spia, infatti, era entrata in contatto con il Novichok (un agente del gas nervino) in un centro commerciale di Salisbury, scatenando le accuse dei vertici britannici e una concatenazione di reazioni diplomatiche che hanno rischiato di creare dissapori di grossa portata fra le due nazioni. Nel dibattito, già nei giorni post-avvelenamento, erano intervenuti gli Stati Uniti che, anche considerando quanto accaduto ad Amesbury a una coppia di cittadini britannici venuti in contatto col nervino (e con la donna rimasta uccisa dal gas), hanno deciso di applicare nuove sanzioni alla Russia, accusata di essere responsabile dell'intossicazione occorsa a Skripal, a sua figlia e, di conseguenza, anche agli altri due cittadini di Amesbury.

La replica

Non si è fatta attendere la reazione di Mosca che, all'indomani dell'annuncio delle sanzioni, replica definendole prive di fondamento oltre che fuori normativa: “Riteniamo categoricamente inaccettabile – ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov – legare le nuove sanzioni americane che noi riteniamo, come prima, illegali, al caso Salisbury. Ancora una volta, nel modo più fermo possibile, respingiamo tutte le accuse di un possibile coinvolgimento dello Stato russo in ciò che è accaduto a Salisbury”. Il Cremlino, infatti, ha sempre negato ogni coinvolgimento nell'avvelenamento di Skripal e respinto le accuse di possibili responsabilità in quanto accaduto.

Il contrattacco

E ancora, facendo riferimento al recente incontro fra Putin e Trump, Peskov ha spiegato che le sanzioni “possono difficilmente essere associate alla costruttiva, sebbene complessa, atmosfera del recente incontro tra i presidenti… Il sistema finanziario russo è abbastanza stabile e ha dimostrato stabilità in momenti difficili”. Poi l'offensiva: “Moltissime teste calde lavorano in organi legislativi di diversi Paesi e senz'altro a volte queste teste calde fanno dichiarazioni assai emotive che vanno oltre il limite del ragionevole”. Il riferimento del portavoce è alla presunta proposta di legge da parte dei senatori americani che vorrebbe la Russia “sponsor del terrorismo”. Peskov ha detto che “adesso, quando vediamo gruppi terroristici che rimangono in Siria, ci rendiamo benissimo conto di chi li sponsorizza e come. Si può fare questa domanda ad altri paesi: 'Chi sono in realtà i veri sponsor del terrorismo'?”.

redazione

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