Nemmeno 24 ore dopo l'annuncio dell'espulsione di 150 diplomatici stranieri dal Paese, 60 dei quali statunitensi, da Mosca arriva la convocazione, presso il Ministero degli Esteri, degli ambasciatori di Parigi, Londra, Berlino e Roma. L'ennesimo punto di svolta in un caso, quello dell'ex spia del Kgb Sergej Skripal, che ha assunto proporzioni sempre maggiori dopo la linea dura adottata dal governo britannico nei confronti dei funzionari russi, seguita poi da altri Paesi europei e non. Da Mosca, finora, è stato sempre negato un coinvolgimento nell'avvelenamento dello 007 e di sua figlia Yulia e, in risposta all'espulsione dei suoi diplomatici dai principali Paesi dell'Unione europea e dagli Stati Uniti, aveva annunciato una pronta e dura risposta, in gran parte arrivata con il “contrappasso” della cacciata dei funzionari esteri sul proprio territorio.
“Il Ministero degli Esteri ha convocato alcuni responsabili delle missioni diplomatiche dei Paesi che hanno intrapreso dei passi ostili nei confronti della Russia in segno di solidarietà con la Gran Bretagna a causa del cosiddetto 'caso Skripal'”. Questa la nota ministeriale arrivata da Mosca, nella quale è stato inoltre specificato che “agli ambasciatori verranno consegnate note di protesta e verranno annunciate le misure di risposta della parte russa”. In sostanza, dalla presenza degli ambasciatori presso il Ministero si evincerà l'effettiva linea che il governo russo adotterà in replica alle azioni intraprese da 27 Paesi ai quali, come annunciato alcune ore fa, non si aggiungerà la Bulgaria la quale ha annunciato che il rappresentante russo presente nel Paese non verrà espulso.
Nel frattempo, il portavoce presidenziale Dimitri Peskov torna sulla questione Usa, affermando che “la Russia non ha iniziato nessuna guerra diplomatica. Non abbiamo iniziato noi gli scambi di sanzioni, le espulsioni dei diplomatici e così via. La Russia è stata costretta a prendere misure di rappresaglia in risposta a azioni ostili, non costruttive e illegali: in questo caso particolare, l'espulsione dei nostri diplomatici e la chiusura del consolato da parte di Washington. La Russia rimane aperta ad avere buoni rapporti”. Il consolato al quale il portavoce fa riferimento è quello di Seattle.
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