Gli Stati Uniti vogliono un'Europa unita, non tante Brexit”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, al termine della sua prima giornata a Washington, dove ha incontrato il segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton. Un vertice importante, al termine del quale il capo della Farnesina ha tirato le somme, spiegando che “c'è una particolare attenzione verso l'Italia e per il ruolo che può svolgere il nostro Paese”. Ed è stata proprio l'Europa il tema centrale del viaggio americano del ministro italiano, con attenzione particolare alla vicenda Brexit che, a detta di Moavero, è una di quelle ipotesi che negli Stati Uniti non vorrebbero sperimentare per altri Paesi: “Nessuno si augura molteplici 'exit' a Washington – ha detto, smentendo definitivamente un'ipotesi simile per l'Italia: “Qui nei colloqui che ho avuto non l'abbiamo nemmeno evocata per il semplice fatto che non è in agenda”.
Per quanto riguarda le recenti elezioni, Moavero ha spiegato che saranno decisive, se non altro perché assumono l'aria di un punto di snodo fondamentale per il futuro dell'Unione: “Forse per la prima volta siamo di fronte a vere e proprie elezioni politiche, con il voto che mai come stavolta contribuirà a definire, a orientare l'Europa del futuro. Dunque non solo un semplice check-up degli equilibri politici nazionali”. Anche alla luce dei probabili cambiamenti che le elezioni europee porteranno, gli Stati Uniti vogliono avere a che fare con “un'Europa che funzioni in maniera efficace e unitaria”.
Tanta Europa ma noon solo il Vecchio continente sulla lista degli ordini del giorno: con Bolton e Pompeo, Moavero ha discusso anche delle sanzioni all'Iran (dalle quali l'Italia è stata provvisoriamente esentata), con qualche possibilità che la dilazione per il nostro Paese possa allargarsi anche più dei sei mesi inizialmente previsti (il via alle sanzioni è scattato il 3 novembre scorso per molti Stati, non per l'Italia). Per Moavero, a ogni modo, la soluzione non è nei dazi, perlomeno non in modo definitivo: “Le sanzioni devono essere una situazione transitoria per stimolare l'adempimento degli obblighi e il rispetto per il diritto e le regole internazionali, ma mai diventare la normalità delle relazioni commerciali”. Sul prolungamento dell'esenzione italiana, tuttavia, al momento “ci sono lavori in corso”: tutto, naturalmente, passerà “dalla necessità del dialogo”.
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