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L'ultra-destra: “Merkel se ne vada”

Ètempo che Angela Merkel se ne vada”. Dopo il fallimento delle trattative per il governo “giamaica” è il leader del partito di ultradestra Alternative fuer Deutschland, Alexander Gauland, a chiedere con forza un passo indietro da parte della cancelliera, il cui partito ha sì vinto le elezioni politiche ma non è in grado di governare da solo. 

La scelta dei liberali

A staccare la spina sono stati i liberali di Christian Lindner. “Fra i partiti manca la fiducia di base” per costruire un “governo stabile” in Germania ha spiegato. E dunque, “meglio non governare, che governare male“. La parola passa al Presidente della Repubblica. La fuga in avanti del giovane che scalpita da quando il suo partito, l'Fdp, è tornato in parlamento, lo scorso 24 settembre, lascia però tutti di stucco e isola, ancora una volta, il partito liberale tedesco.

Delusione

“Io credo che si sarebbe potuto trovare il filo per arrivare a una soluzione. E mi dispiace, lo dico con tutto il rispetto per i liberali, che non si sia arrivati a un accordo”, ha scandito Merkel un'ora dopo. La cancelliera ha anche affermato di “assumersi la responsabilità” e “di fare tutto il possibile perché il Paese, anche in queste settimane difficili, sia guidato bene”. “Domani (oggi ndr) – ha annunciato – mi recherò dal Presidente della Repubblica per descrivere lo stato delle cose“. Merkel non è sola nel rimpianto della “Giamaica”, che sarebbe piaciuta a molti tedeschi: “Credo che la maggioranza dei cittadini avrebbe auspicato che trovassimo una soluzione“, ha detto anche. A sentire Juergen Trittin, il negoziatore degli ecologisti, che ha fatto più di una volta saltare i nervi ai conservatori, nella sede del Land del Baden-Wuerttenberg, dove si è tenuta l'ultima seduta del confronto (l'ultimatum dei liberali era scaduto alle 18) sono rimasti “tutti un po' scioccati e indignati” dal passo di Lindner. E anche i colleghi Katrin Goering-Eckardt e Cem Oezdemir – il principale ostacolo di un accordo con l'anima più conservatrice della potenziale futura coalizione – hanno assicurato che non si era lontani da una intesa: “Avremmo potuto trovare un accordo, e credo addirittura che non ci sarebbe voluto ancora troppo tempo”.

La versione di Lindner

Non la vedeva così, evidentemente, Lindner. “Non vogliamo piantare in asso i nostri elettori”, ha detto “Si è mostrato che i quattro interlocutori non hanno un progetto comune per la modernizzazione del paese e non hanno una fiducia comune con la quale si possono immaginare i presupposti per un governo stabile”. Lindner ha raccontato che dopo tante settimane giaceva oggi sul tavolo “un foglio pieno di contraddizioni, domande aperte, e conflitti sugli obiettivi”. 

Alberto Tuno

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