Non vuole correre rischi Luiz Inacio Lula da Silva, ex presidente del Brasile ora in carcere a Curitiba, dove sta scontando una pena a 12 anni e un mese per corruzione. Il leader del Partito dei lavoratori, nonostante la sua detenzione, ha fatto sapere di voler comunque concorrere alla poltrona presidenziale nelle prossime elezioni e, per questo, avrebbe deciso di far ritirare dai suoi avvocati il ricorso fatto per ottenere dai giudici del Tribunale supremo federale un ordine di libertà provvisoria. La motivazione, a quanto pare, sarebbe legata al rischio che un'eventuale richiesta di scarcerazione momentanea possa essere estesa a un approfondimento sulla validità della sua candidatura.
Un rischio reale poiché, in caso, la candidatura (oltre che la richiesta) per Brasilia arriverebbe da un personaggio condannato in secondo grado per corruzione. La presidente del Partito dei lavoratori, Gleisi Hoffmann, ha spiegato che l'ex presidente ha “preso la sua decisione in coscienza, rinunciando alla sua libertà a favore del suo impegno con il Paese e con la sua dignità”. La leader, assieme al candidato alla vicepresidenza, Fernando Haddad, si è recata in carcere a trovare Lula e, secondo quanto spiegato da 'Uol Brasil', sarebbe stato lui stesso a comunicare loro questa importante decisione.
Nonostante i buoni propositi e una lunga intervista a 'Repubblica' che ha aperto numerosi spunti di riflessione, la candidabilità di Lula passerà inevitabilmente al vaglio della magistratura e, allo stato delle cose, le continue e più che mai decise professioni d'innocenza potrebbero non bastare all'ex presidente per correre di nuovo verso Planalto: a oggi, infatti, appare estramamente complicato che i magistrati rinuncino a porre il veto sulla sua candidatura, una prospettiva che aveva spinto Lula a valutare proprio la figura di Haddad come suo vice e, in caso, presidente al suo posto. L'ex ministro dell'Istruzione sembrerebbe godere anche di qualche favore dal punto di vista dei sondaggi che, abbastanza a sorpresa, lo danno fra i possibili aspiranti presidenti. Una sorta di piano di riserva per Lula che, pur pressato dalle minacce di una plenaria, gode ancora di un indice di gradimento elevatissimo quando viene considerato nei sondaggi: un 30% che lascia poco spazio a interpretazioni, considerando che il suo numero due, al momento, ha incassato non più dell'1%.
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