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L’Ue vara un piano d’investimenti da 315 miliardi

L’Unione europea cerca di voltare pagina e vara il “Piano Juncker” per stimolare la ripresa economica. Il Piano prevede investimenti per 315 miliardi di euro ottenuti attraverso una leva finanziaria a partire da un capitale di base di 21 miliardi – presi da bilancio Ue e Banca europea – che costituirà il “fondo europeo per gli investimenti strategici”. Ai primi 315 miliardi del 2015-2017 si potrebbero aggiungere 330-410 miliardi al Pil creando, secondo le stime indicate a Bruxelles, 1,3 milioni di posti di lavoro. Presentando il Piano nell’aula del Parlamento europeo mercoledì mattina, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha chiesto “un avallo politico” perché – come ha ricordato ai presenti – gli investimenti in Europa sono «370 miliardi sotto il livello pre-crisi». Il Piano ha raccolto i consensi dei tre gruppi principali del Parlamento, il Ppe, il Pse e i liberali, che hanno accordato la loro fiducia alla nuova Commissione europea.

Juncker, nella sessione plenaria del Parlamento davanti ai deputati, ha parlato di “un programma ambizioso ma realistico per gli investimenti in Europa”. Una manovra con la quale “l’Europa volta pagina, dopo anni di sforzi per promuovere la credibilità fiscale e le riforme”. Il presidente della Commissione Ue ha poi sottolineato: “Abbiamo bisogno di riforme strutturali per preservare il nostro stato sociale, di responsabilità fiscale per i bilanci nazionali e ora abbiamo bisogno di spingere gli investimenti. Cosa che facciamo con questo piano” insieme a riforme e disciplina di bilancio. “Se il piano funzionerà, come io credo – ha poi aggiunto – lo prolungheremo al 2020”. È di “importanza essenziale eliminare gli ostacoli burocratici per creare le condizioni per gli investimenti”, ha poi spiegato il presidente, sottolineando che “in Europa c’è un paradosso enorme: nonostante la liquidità nelle banche, gli investimenti non rimbalzano”.

Secondo le dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa dal capogruppo popolare tedesco Manfred Weber, il Piano Juncker «è molto credibile» e bisogna crederci perché “occorre che si imponga la cultura dell’ottimismo” di fronte alle difficoltà nell’uscire definitivamente dalla fase recessiva. Inoltre, ha aggiunto, non calcolare i contributi degli Stati al Fondo degli investimenti rappresenta “una rottura storica che spezza il tabù della rigidità del patto di stabilità”. Per il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, oggi a Strasburgo, il Piano Juncker è il primo passo verso una svolta a favore della crescita e del lavoro.

Milena Castigli

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