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L’Egitto chiude ai viaggi verso Turchia e Iraq per limitare le adesioni all’Isis

Le autorità egiziane hanno imposto restrizioni sui viaggi in Turchia e in Iraq, Paesi per i quali è ora necessario il via libera da parte della sicurezza del Cairo. Obiettivo è quello di limitare le adesioni allo Stato Islamico. La decisione, ha spiegato il Responsabile dei rapporti con la stampa del ministero degli Interni Aiman Hamed, è stata presa per la “situazione eccezionale” nella regione e riguarda solo i viaggiatori di età compresa tra i 18 e i 40 anni, i più esposti alla “chiamata alle armi” del gruppo fondamentalista islamico Isis. Il provvedimento di restrizione non riguarda la Libia, che aveva già raggiunto di recente un accordo con l’Egitto sulla obbligatorietà di richiesta di un visto per varcare il confine tra i due Paesi, dopo decenni di movimenti non controllati.

Il confine della Turchia è oggi quello più semplice per raggiungere il nord della Siria attraverso i valichi di Gaziantep e Bab Al-Hawa. Lo Stato Islamico ha la sua ‘capitale’ proprio nella Siria settentrionale, a Raqqa, mentre gran parte della provincia di Aleppo è controllata dai jihadisti. In Iraq nel giugno scorso Mossul – l’antica Ninive – è caduta in mano ai miliziani che hanno provveduto nelle settimane successive a epurare la città da tutti i cristiani, costretti ad abbandonarla dopo aver perso e visto sequestrati tutti i propri beni. Tra le azioni di guerra dei miliziani jihadisti v’è stata anche la distruzione della moschea dedicata al profeta Giona, costruita nel secolo XIII, considerata uno dei più importanti monumenti storici e religiosi della città e luogo di pellegrinaggio di cristiani e musulmani, sia sunniti sia sciiti.

Tra le motivazioni che hanno spinto il governo egiziano a chiudere i varchi, vi è il recente giuramento del gruppo egiziano jihadista di Ansar Beit Al-Maqdis all’Isis. All’inizio di novembre il gruppo, che ha sede nella Penisola del Sinai, ha giurato fedeltà allo Stato islamico e al suo califfo Abu Bakr al-Baghdadi cambiando il suo nome e ribattezzandosi Wilayah Sinaa, cioè “Governatorato del Sinai”. Il gruppo aveva diffuso un video il 10 novembre scorso in cui annunciava la sua adesione allo Stato islamico e pochi giorni dopo, in un file audio diffuso sul Web, al-Baghadi aveva dichiarato di aver “accettato il giuramento” di fedeltà e di aver “nominato nuovi emiri” nel Sinai, così come in Yemen, Libia e Algeria, dove altri gruppi jihadisti si sono uniti all’Is in questi mesi.

Milena Castigli

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