La Turchia continua a chiedere un'indagine internazionale che si occupi dell'omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi.
“Per far venire alla luce i fatti – ha sottolineato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu – è necessario che l'Onu istituisca una commissione e inizi un'indagine. La missione Onu (guidata da Agnes Callamard ndr) ha incontrato il procuratore generale, il ministro della giustizia e rappresentanti dei nostri servizi e tutte le prove in nostro possesso sono state condivise. Callamard è venuta in Turchia non per un'indagine ma per raccogliere prove”. Ankara presenterà assieme ad altri Paesi un'apposita richiesta all'Onu. “Ci sono troppe domande di cui pretendiamo la risposta – ha aggiunto Cavasoglu – in particolare vogliamo sapere dove è stato fatto sparire il corpo di Khashoggi, chi ha collaborato da Istanbul con gli assassini e chi ha ordinato l'omicidio”.
La monarchia saudita, intanto, mette in guardia dal chiamare in causa il principe ereditario, Mohammed bin Salman, come il responsabile della morte del giornalista, e sottolinea che prendersela con lui è “attraversare una linea rossa“. “E' ridicolo pensare che ci si possa dettare cosa fare, cosa i nostri leader debbano fare” ha detto il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, ribadendo che Mbs “non è affatto responsabile” della morte di Khashoggi. Il riferimento è a un articolo del New York Times che, citando intercettazioni dell'intelligence Usa, ha scritto che il principe saudita avrebbe minacciato di usare “un proiettile” contro Khashoggi, un anno prima del suo assassinio nel consolato di Riad a Istanbul lo scorso 2 ottobre, se non fosse tornato in Patria smettendo di criticare il governo.
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